Teramo, vive due anni con una garza nella pancia

Partorisce una bimba col cesareo ma i medici dimenticano il pezzo di stoffa: giovane mamma teramana fa causa alla Asl

TERAMO. Per due anni le hanno detto che non aveva niente, che quelle fitte all’addome non dipendevano da una causa fisica.

E lei, una mamma di 40 anni, ha cominciato a credere che forse quei dolori fortissimi iniziati dopo un parto cesareo erano solo nella sua testa. Lo ha creduto fino a quando, nel luglio del 2008, è stata operata d’urgenza e nel suo addome i chirurghi hanno trovato un pezzo di garza grande trenta centimetri per trenta. Le misure di un tovagliolo. La causa che una donna teramana ha intentato contro la Asl alza il velo su un ennesimo caso di malasanità e incrocia i tempi lunghi dei procedimenti civili. Dopo tre anni dalla denuncia la donna, assistita dall’avvocato Giampietro Dell’Elce (che si occupa proprio di danni alla persona), ha ottenuto una prima vittoria: il perito nominato dal giudice ha accertato «una incongrua condotta professionale sanitaria» stabilendo che quel pezzo di garza è stato lasciato proprio durante il cesareo visto che la donna – nè prima, nè dopo – ha subito altri interventi chirurgici. La perizia però ha riconosciuto alla donna solo una invalidità del 10% e su questo aspetto il legale annuncia una richiesta di integrazione.

La vicenda inizia nel 2006, quando la donna partorisce una bambina all’ospedale di Atri. Lo fa con un cesareo che, apparentemente, si svolge senza nessuna difficoltà. La donna accusa subito dolori addominali, ma le dicono che dopo l’intervento è normale. Mamma e piccola tornano a casa: passano settimane, ma i dolori non accennano a diminuire. Anzi aumentano. La donna torna in ospedale varie volte, ma si sente dire sempre la stessa cosa: non c’è niente, passeranno, ci vuole solo pazienza.E la mamma di pazienza ne ha davvero tanta, ma in realtà non passa niente e lei continua a stare male.

Nel luglio del 2008, quindi due anni dopo l’intervento, la donna è ancora in ospedale dove le viene diagnosticata una colica addominale.I medici le fanno una ecografia che però non evidenzia niente. Così la mamma torna a casa. Ma dopo nemmeno 24 ore rientra in ospedale perchè i dolori sono così forti che lei non riesce nemmeno a respirare. Questa volta l’ecografia rivela, scrivono i medici, «la presenza di un corpo estraneo nell’addome». Finisce d’urgenza in sala operatoria dove i chirurghi le trovano un pezzo di garza nella pancia. Da quel momento i dolori all’addome spariscono e la mamma tira un sospiro di sollievo: non erano solo nella sua testa, avevano una causa ben precisa. Ci pensa un po’, ne parla con il marito. Insieme decidono che questa storia non può rimanere nel silenzio.

La denuncia all’azienda sanitaria scatta qualche settimana dopo. Inizia l’iter del procedimento con l’avvio della causa davanti al giudice civile Alessandro Chiauzzi, l’Asl si oppone e presenta una memoria in cui sostiene che in quell’intervento di parto cesareo tante garze sono state usate prima e tante ne sono state contate al termine. Ma il consulente del giudice sconfessa l’azienda: quella garza è stata dimenticata nell’addome della donna.

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