Tercas alla Popolare di Bari, c'è il sì dell'assemblea. Protestano i piccoli azionisti / Video

Ratificato il via libera al piano Sora per ripianare i debiti. Presenti azionisti per il 70% delle quote, ma il 65% fa capo alla fondazione

TERAMO. L'assemblea dei soci Tercas, riunita nell'aula magna dell'università, alle 13.15 ha approvato il piano proposto dal commissario Riccardo Sora. La voragine di 602 milioni di euro apertasi negli ultimi due anni, come previsto, sarà ripianata idal fondo interbancario e dalla cessione alla Popolare di Bari, oltre che dall'uso delle riserve e dall'azzeramento del capitale sociale. Un timido applauso ironico dalla platea accompagna l'annuncio dell'approvazione del piano con il voto favorevole della fondazione Tercas, azionista di maggioranza. "Il mio è un lavoro triste, faccio autopsie", conclude il commissario, "qui sono stati feriti in profondità i valori e i sentimenti di azionisti e dipendenti".

Presenti azionisti per il 70% delle quote. L'assemblea straordinaria si è aperta con Sora che ha preso atto della presenza in assemblea di azionisti che assommano il 70% delle quote. Di queste, però, il 65% fa capo alla Fondazione Tercas, rappresentata dal presidente Mario Nuzzo. Scarsa la presenza, dunque, di altri possessori di titoli azionari. Non erano presenti delegati della Popolare di Bari che, dopo l'approvazione dell'aumento di capitale, sarà il nuovo socio unico della banca. Al momento delle iscrizioni non è stato consentito l'accesso al presidente di Federconsumatori Ernino D'Agostino che cura gli interessi di azionisti i cui titoli, all'esito dell'assemblea, saranno azzerati.

La Fondazione dice sì al piano Sora. Conclusa la relazione del commissario Riccardo Sora, la parola è passata agli azionisti. Il primo intervento è stato di Mario Nuzzo, presidente della fondazione della Banca. "È un giorno difficile e doloroso", ha affermato, "prendo atto della conduzione della banca e delle iniziative che ne eviteranno la dissoluzione". Secondo Nuzzo, le cause dell'enorme indebitamento per 602 milioni vanno ancora accertate, "C'è stata però", ha spiegato il presidente, "una precisa volontà di tenere celati i dati della banca". Un chiaro riferimento all'atteggiamento degli organi di controllo durante il periodo più critico della vita dell'istituto. Nuzzo, però, ha sottolineato il fatto che la stessa Banca d'Italia due anni fa motivò il commissariamento con violazioni normative e gestionali. Nonostante la "consapevolezza dei danni", la fondazone ha dato voto favorevole al piano di risanamento.

La rabbia dei piccoli azionisti: "Vergogna". Hanno invece detto no al piano Sora i piccoli azionisti che non nascondono la loro rabbia e delusione. Il piano del commissario Riccardo Sora azzera il valore dei titoli che possiedono e loro hanno reagito alzando la voce e il tono del confronto. "Vergogna. Vergogna", ha scandito Berardino Ciapanna, "qui muoiono l'economia e la politica teramane". Rotte dalla commozione le parole di ex dipendenti che hanno investito in Tercas "Eravamo una banca florida, tra le prime in Italia", ha ricordato l'ex direttore generale Berardo Vallarola, "il fallimento sarebbe stato peggio, ma se toglieranno anche la nostra insegna per metterci quella della popolare di Bari saremmo alla follia". Durissimo l'intervento di Ugo Colombo del credito valtellinese, socio Tercas all'8,11%. "Abbiamo perso 50 milioni di euro", ha sottolineato, "l'ipotizzato rientro della fondazione nel nuovo capitale azionario fa pensare all'esistenza di un patto parasociale". Colombo ha chiesto chiarimenti su questo punto e avvertito: "L'esistenza di un patto simile farebbe perdere alla fondazione  il diritto di voto sul piano di risanamento". Il commissario Riccardo Sora ha risposto di non essere a conoscenza di alcun accordo di questo tipo che coinvolga Tercas e Popolare di Bari.

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