Tercas e Caripe alla stretta finale

Nisii: «Tra quattro-cinque mesi si saprà se prenderemo Pescara»

TERAMO. Ci vorranno quattro o cinque mesi per sapere se la Tercas riuscirà ad assumere il controllo della Caripe. È il tempo stimato dal presidente dell’istituto di credito teramano Lino Nisii perché venga accettata o no la proposta di acquisizione presentata da Tercas ai vertici del Banco popolare, titolare della maggioranza azionaria della cassa di risparmio pescarese.

La nascita di un nuovo polo bancario abruzzese è il grande progetto che accompagna la rielezione del consiglio di amministrazione della Tercas. Nell’assemblea dei soci, riunita ieri mattina anche per l’approvazione del bilancio 2009, Nisii ha ottenuto la conferma alla guida della banca teramana, allungando di un altro triennio la striscia temporale che lo vede alla presidenza dall’82. Sarà lui a pilotare l’ambizioso piano di espansione per rafforzare il radicamento sul territorio dell’istituto teramano, che già conta 112 sportelli attivi in diverse regioni.

All’acquisizione della Caripe, durante il dibattito assembleare, sono state dedicate poche parole, tese a catalogare come “rumors” le indiscrezioni emerse finora sull’operazione. Dopo il voto e la riconferma di Nisii, candidato nella lista presentata dalla Fondazione Tercas, che detiene il 65% del capitale azionario della banca, è emerso qualche particolare in più. Ovviamente non le cifre, che sono il principale oggetto della trattativa. «Abbiamo presentato un’offerta sul 95% del capitale sociale della Caripe», sottolinea il direttore generale dell’istituto teramano, Antonio Di Matteo, confermando l’intenzione di assumere il pieno controllo della cassa di risparmio pescarese. «Dobbiamo acquisire tutto», aggiunge Nisii, «anche se poi le modalità sono da definire».

Il costo dell’operazione per la Tercas è sostenibile. «Se la trattativa andrà in porto», chiarisce il presidente, «pagheremo una somma che è nelle possibilità della banca».
La solidità dell’istituto teramano è attestata dai dati di bilancio. Nonostante la crisi economica, i soci per il 2009 hanno ottenuto un dividendo di 28 centesimi per azione, che conferma i livelli degli ultimi tre anni. L’utile netto è di 24,05 milioni di euro con un rapporto rispetto al patrimonio del 7,22%. Gli impieghi si attestano a tre miliardi e 113 milioni di euro, con un incremento del 4,5% nel confronto con il 2008, mentre la raccolta diretta raggiunge i due miliardi e 991 milioni di euro. Numeri che, secondo la dirigenza, indicano la vitalità della banca e la sua capacità di restare al fianco di imprese locali e famiglie.

A certificare i risultati della Tercas sono anche le ottime classificazioni attribuitele dalle agenzie di rating Standard & Poor’s (BBB+) e Moody’s (A3).

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