Tercas, licenziati i dipendenti “infedeli”

Sono accusati di aver dato informazioni a Di Matteo. La Cisl: «Sono capri espiatori, ben altri hanno causato il disastro»

TERAMO. La notizia era nell’aria e ieri è arrivata la conferma: i dipendenti “infedeli” della Tercas, quelli che sono accusati di avere fornito informazioni sull’attività della banca all’ex direttre generale Antonio Di Matteo quando questi era già stato estromesso dalla Tercas, hanno ricevuto le lettere di licenziamento da parte del commisario della banca Riccardo Sora. I dipendenti ai quali erano state inviate le lettere di contestazione alcune settimane fa sono otto, ma non è stato ancora confermato se il licenziamento sia scattato per tutti o se qualcuno di loro sia stato “graziato”.

I nomi degli otto dipendenti erano emersi nel corso dell’indagine penale sull’ex direttore generale (che si trova ancora agli arresti domiciliari): dalle intercettazioni telefoniche era stato accertato che Di Matteo aveva dei contati con questi dipendenti dai quali, si legge nei documenti dell’inchiesta, «riesce a ottenere informazioni circa la gestione della banca da parte del commissario straordinario con riguardo anche alle posizioni dei clienti affidati nel periodo della sua gestione che utilizza poi per attuare personali strategie operative».

Attività che andavano contro gli interessi della Tercas ed è questa la principale contestazione che il commissario muove ai dipendenti nelle lettere di licenziamento, oltre alla violazione del segreto – anche questa in danno della banca – che costituirebbe di per sè un motivo di giusta causa di licenziamenti ai sensi dello Statuto dei Lavoratori. Sul conto dei dipendenti non vi è alcun rilievo di tipo penale: i loro nomi sono finiti negli atti dell’inchiesta solo perché hanno parlato una o più volte al telefono con Di Matteo, le cui utenze telefoniche erano sotto controllo da parte della procura di Roma. Gli inquirenti, non ravvisando alcun rilievo penale sul loro conto, hanno poi trasmesso le intercettazioni al commissario Sora , che ha avviato la procedura disciplinare nei confronti dei dipendenti ritenuti “infedeli”.

«Infedeli per l’azienda, ma non certo per noi», commenta polemico il segretario regionale della Fiba, il sindacato dei bancari della Cisl, Claudio Bellini, il quale annuncia che i licenziamenti saranno sicuramente impugnati. «Le accuse nei loro confronti», aggiunge, «sono generiche, non si capisce dove stia la violazione del segreto. Si tratta di quadri medio-bassi della banca, di persone che non potevano sapere chissà che cosa. Le intercettazioni sono del 2013, ma il disastro della Tercas è precedente, inizia molto prima: ben altri hanno causato questo disastro, e mi pare che siano ancora al loro posto. Licenziando questi dipendenti si è voluto cercare il capro espiatorio, si è voluta fare un’operazione di facciata per dire: “ecco, stiamo facendo pulizia”, ma la banca è stata ridotta nelle condizioni in cui si trova oggi da altri soggetti, non certo da questi dipendenti, contro i quali c’è un accanimento esagerato. Perché la Tercas non si rivale su quei personaggi che facevano parte dell’entourage di Di Matteo?». Secondo il segretario della Fiba Cisl, inoltre, la genericità delle contestazioni mosse nei loro confronti non avrebbe nemmeno consentito ai dipendenti di potersi difendere adeguatamente. «Comunque», conclude Bellini, «i licenziamenti saranno impugnati perché ci sono i presupposti giuridici per poterlo fare».

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