Tre ospedali teramani su quattro non sono antisismici

Situazioni critiche a Teramo, Giulianova e ad Atri, molto meglio Sant’Omero. Per metterli a norma servirebbero lavori per almeno 45 milioni di euro

TERAMO. Si fa un gran parlare, giustamente, della sicurezza delle scuole. L’equazione terremoto-bambino produce paura. Ma c’è un’altra categoria di persone indifesa quanto i bambini, forse di più: i malati. Una riflessione sulla sicurezza degli ospedali, dunque, va fatta.

Uno studio di prefattibilità commissionato dalla Asl per l’ospedale unico, finora rimasto riservato, d’altronde parla chiaro. Dei quattro ospedali della provincia solo uno, cioè quello di Sant'Omero, di più recente costruzione, è in condizioni di adeguamento sismico e antincendio piuttosto avanzate. I restanti tre, costruiti ormai più di cinquant'anni fa (con esclusione del secondo lotto del Mazzini che risale al 1982), «presentano necessità di adeguamenti di notevole entità, sia dal punto di vista antisismico che dal punto di vista antincendio. Inoltre, sono stati realizzati su progettazioni datate e con filosofie e concetti di un'epoca ormai superata a livello normativo e a livello tecnico» si legge nel dossier.

In sostanza sono tutti e tre antecedenti a una legge-cardine: la 64 del 74 che introduce una normativa sismica nazionale con la classificazione sismica del territorio, oltre che la redazione delle norme tecniche. Tante poi le leggi, che si sono succedute, sempre più stringenti e puntuali. La nuova classificazione inserisce Teramo in zona 2 (sismicità medio-alta), gli altri tre in zona 3 (sismicità medio-bassa). «Emerge che, rispetto ai principi di progettazione e alle tecniche di costruzione relative a tre ospedali (quello di S.Omero tra i più recenti, è quello che presenta minori esigenze), gli interventi necessari di adeguamento sismico sulle strutture (edifici strategici per legge) risultano di notevole entità», si legge nello studio.

Dalle verifiche è emersa la necessità, «pur garantendo un sufficiente grado di sicurezza statica, di programmare un adeguamento sismico di tutti i plessi ospedalieri», continua il documento, «Essendo i livelli di sicurezza particolarmente stringenti per gli edifici considerati strategici, si comprende come ci sia la necessità di interventi che potrebbero rivelarsi particolarmente invasivi per gli edifici in quanto, andando ad agire sulle parti strutturali, la componente architettonica-funzionale potrebbe subire profondi cambiamenti e/o smantellamenti. Inoltre, tali interventi, complessi ed invasivi, difficilmente riescono a raggiungere un completo adeguamento sismico, determinando, più frequentemente, un miglioramento sismico, anche sensibile, delle strutture».

Secondo lo studio per fare un miglioramento sismico– attenzione, non adeguamento – il costo stimato da sostenere al metro quadro oscilla tra 270 e 470 euro in base alla struttura. A conti fatti, rendere più sicuro l’ospedale di Teramo costerebbe 25 milioni, quello di Atri e Giulianova 8, quello di Sant’Omero “solo” quattro.

A parte l’adeguamento sismico, peraltro – ma volendo ci sarebbe da aprire anche tutto il capitolo legato al risparmio energetico – va fatto quello alle nuove normative antincendio. Secondo le stime della Asl per i tre ospedali più datati bisognerebbe spendere più di 21 milioni di euro.

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