Usura, assolti i vertici della Bcc dell’Adriatico 

Mosciano, a processo erano finiti il presidente Macera, Lanciotti e Censoni La perizia disposta dal tribunale ha escluso per tutti e tre ogni ipotesi di reato 

MOSCIANO. Erano finiti a processo con la pesante accusa di usura bancaria. Un’accusa dalla quale ieri pomeriggio i vertici della Bcc dell’Adriatico Teramano sono stati assolti con formula piena “perché il fatto non sussiste”.
Davanti al collegio (presidente Flavio Conciatori, a latere Lorenzo Prudenzano ed Enrico Pompei), erano imputati Antonino Macera, nella sua veste di presidente del consiglio di amministrazione della banca, il direttore della Cna e attuale presidente della Camera di commercio Gloriano Lanciotti, nella sua veste (all’epoca dei fatti) di vice presidente del consiglio di amministrazione della stessa banca e oggi consigliere, e Tiberio Censoni, nella sua veste di direttore generale della banca di credito cooperativo, finiti all’epoca sotto inchiesta dopo la denuncia di un’imprenditrice di Atri. I fatti contestati ai tre risalivano al 2014 quando secondo l’accusa, titolare del fascicolo il pm Stefano Giovagnoni, in un’operazione riguardante la concessione di un mutuo fondiario di 179mila euro ad un’imprenditrice, «collegato alle operazioni di apertura di credito in prefinanziamento (per un importo complessivo di euro 85.000,00) e libretto di deposito vincolato per sette anni», come contestato nel capo di imputazione, l’istituto bancario con sede a Mosciano avrebbe applicato, «un tasso effettivo globale (Teg) pari al 9,955 superiore al tasso soglia del periodo di riferimento (secondo trimestre 2014) pari all’8,6625)».
Una ricostruzione smentita dal perito del tribunale, che nella sua relazione ha di fatto confermato quanto rilevato dai consulenti della difesa, escludendo categoricamente il superamento del tasso soglia e sottolineando come la stessa «inclusione della somma vincolata sul libretto nella determinazione del Teg dell’operazione finanziaria», come si legge nella perizia, «volto a verificare l’usurarietà del mutuo ipotecario è stato una forzatura che non trova riscontro nelle istruzioni dettate dalla Banca d’Italia».
A chiedere l’assoluzione, ieri pomeriggio, era stata la stessa Procura, rappresentata in udienza dal pm Silvia Scamurra, con l’imprenditrice, rappresentata dall’avvocato Gianni Falconi, che in apertura di udienza attraverso il proprio legale aveva revocato la costituzione di parte civile. Il collegio difensivo era rappresentato dagli avvocati Gennaro Lettieri, Francesco Mastromauro e Alberto Macera. «Il dibattimento davanti al collegio», ha commentato l’avvocato Mastromauro, «ha confermato , come sostenuto dalla difesa, l’insussistenza dell’ipotesi accusatoria».
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