Abruzzo, l'assenteismo è in calo

Seconda Regione dopo la Val d'Aosta. L'Aquila e Guardiagrele i Comuni più virtuosi

PESCARA. L'Aquila e Guardiagrele in cima alla classifica dei Comuni più virtuosi, seguiti da Atri e Città Sant'Angelo. In coda alla lista compare invece Francavilla al Mare, con il tasso di assenteismo più alto registrato negli uffici municipali.

Complessivamente, l'Abruzzo non esce male dall'ultimo rapporto Istat sulle presenze al lavoro dei dipendenti pubblici: nella graduatoria nazionale, è la seconda regione (-26,8%), dopo la Val d'Aosta (-34,2%), che a settembre 2010 (ultimi dati disponibili) ha ottenuto i migliori risultati. Tra le aziende sanitarie locali, il maggior tasso di variazione delle assenze rispetto al 2009 si è avuto invece nella Asl di Lanciano-Vasto (-31,5%), seguita dalla Asl di Teramo (-15,2%).

LA NUOVA LEGGE.
Da giugno 2008, il ministero per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione rileva ogni mese le assenze sul luogo di lavoro dei dipendenti pubblici in collaborazione con l'Istat. L'obiettivo principale è quello di monitorare il fenomeno, verificando l'azione di contrasto all'assenteismo avviata con l'entrata in vigore della legge numero 133 del 2008. Azione giudicata molto positivamente dal governo. A quasi trenta mesi dall'approvazione della riforma voluta dal ministro Renato Brunetta, si è avuta una riduzione media pro-capite delle assenze per malattia pari a -35%, dato che riallinea i tassi di assenteismo del settore pubblico a quelli del settore privato. «Un successo», a detta del ministro Brunetta, «che si traduce in una maggiore qualità e quantità di beni e servizi ai cittadini».

«GUERRA AI FANNULLONI».
Come dire che meno assenze sul luogo di lavoro equivalgono a un incremento netto delle prestazioni. Equazione che tuttavia non raccoglie unanimi consensi, sia in ordine al metodo delle rilevazioni, sia nel merito di una legge orientata più a contrastare comportamenti - «la guerra ai dipendenti fannulloni» - che a concentrare l'attenzione su come migliorare la produttività e l'efficienza dei dipendenti pubblici.

Stando ai dati di settembre 2010, su scala nazionale, diminuiscono dunque le assenze per malattia (-4,4%) così come sono in calo i giorni di assenza superiori a 10 giorni (-4,4%) e le assenze per altri motivi (-4,9%).

CHI COMUNICA I DATI.
Le amministrazioni pubbliche incluse nella rilevazione sono i ministeri, agenzie fiscali e Presidenza del consiglio dei ministri, Regioni, Province autonome, amministrazioni provinciali e comunali; aziende ospedaliere pubbliche e aziende sanitarie locali; enti nazionali di previdenza e assistenza.

All'Istat spetta poi il compito di controllare ed elaborare i dati che assumono così la valenza di una previsione statistica più che una misurazione reale del fenomeno. Del resto, il numero complessivo delle amministrazioni utilizzate per le stime è 4.485. Un campione certamente attendibile, che però può essere valutato solo dopo la pubblicazione delle assenze effettivamente certificate negli uffici pubblici. Compito questo che compete alla Ragioneria dello Stato. Il guaio è che gli ultimi dati definitivi sono ancora fermi al 2009.

CRITICA DEL SINDACATO.
«Va bene il monitoraggio dei giorni di assenza», osserva Carmine Ranieri, segretario della Cgil Funzione pubblica Abruzzo, «ma l'impressione è che questa riforma della pubblica amministrazione non si interessi in alcun modo dei problemi quotidiani dei cittadini. Noi diciamo che le questioni a cui si dovrebbe dare una risposta sono altre: ad esempio, i servizi sono migliorati oppure no? Le liste di attesa in ospedale sono diminuite? Qual è la percezione degli utenti sul funzionamento della pubblica amministrazione»?

Per il sindacato, la risposta è che la legge Brunetta non ha neppure scalfito i farraginosi ingranaggi della burocrazia. «Credo che i risultati di una riforma si possano misurare soltanto in termini di miglioramento dei servizi», prosegue Ranieri, «oggi si discute spesso di risanamento, che è sicuramente un parametro importante con cui fare i conti, ma chi parla della qualità? Un cittadino che si fa male nelle zone nontane d'Abruzzo è più al sicuro oggi di quanto non lo fosse qualche anno fa?».

Il giudizio negativo del sindacato riguarda soprattutto l'approccio con cui si è voluto affrontare il buon funzionamento della pubblica amministrazione. «Questo sistema mira sostanzialmente a dimostrare che i lavoratori pubblici sono tutti fannulloni. Non è un caso», rileva Ranieri, «che lo stesso governatore Chiodi si muova sulla stessa lunghezza d'onda quando afferma, in sede di commissione parlamentare, che i dirigenti dell'amministrazione regionale sono incapaci. Ma se questo è vero, perché nessuno si pone la domanda conseguente: cosa si è fatto per migliorare lo stato delle cose?».

L'idea della «guerra ai fannulloni», dal punto di vista del sindacato, o il generalizzare comportamenti negativi dei dipendenti pubblici si tradurrebbe così in un deficit di efficienza. «Perché questo è solo un modo per demotivare al massimo il personale», commenta Ranieri. «E' ovvio che esistono sacche di inefficienza nel pubblico impiego, ma la prima preoccupazione di un governo dovrebbe essere quella di incentivare il merito piuttosto che privilegiare atteggiamenti puntitivi».

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