Raccolta delle olive

AGRICOLTURA

Abruzzo: poco olio d'oliva, ma buono, nell'anno del Covid

Si registra un calo produttivo dell'extravergine tra il 20/30 per cento. Coldiretti: "Attenti agli inganni, occhio alle etichette"

PESCARA. E’ particolarmente atteso il primo olio nuovo made in Abruzzo del 2020, alla fine di un anno segnato dall’emergenza coronavirus che ha sconvolto produzione e mercati. Secondo le prime previsioni di Coldiretti, la produzione di extravergine registra un calo produttivo tra il 20% e il 30% (in base alla zona), causato principalmente dalle anomalie climatiche. Molto meglio comunque che nelle regioni del Sud, a partire dalla Puglia, dove si concentra circa la metà della produzione nazionale e si stima un vero e proprio crollo delle quantità di prodotto finale.

Il calo colpisce un settore che ha già pagato un conto salatissimo all’emergenza Covid. A pesare è stato soprattutto il crollo delle vendite per la chiusura del canale della ristorazione, che rappresenta uno sbocco importante per l’olio made in Italy in generale. Ma la pandemia ha fatto sentire i suoi effetti anche con la necessità di garantire una raccolta sicura con il rispetto rigoroso delle norme anti contagio. "Le previsioni per la campagna appena avviata", secondo Coldiretti, "sono di una flessione produttiva accompagnata però da un buon livello qualitativo del prodotto".

A incidere sulle imprese olivicole è stata anche la caduta (44%) dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014. Una tendenza causata dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano, causa la mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario numero 182 del 6 marzo 2009.

Coldiretti consiglia di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane.

Il comparto olivicolo conta in regione circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), P

escara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane). La produzione media abruzzese è di circa 14mila tonnellate di olio negli anni di carica.

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