Abruzzo, una spinta allo sviluppo delle opere pubbliche

Mentre l'Italia cresce, la regione mostra ancora i segni della crisi. Eppure si potrebbero creare posti di lavoro mettendo mano alle emergenze. E investendo in infrastrutture

PESCARA. C’è un ritardo da colmare. Se l’Italia si è ormai avviata sulla strada dello sviluppo, non si può dire lo stesso dell’Abruzzo. La nostra regione avanza e poi barcolla, mette a segno buoni risultati e subito dopo arretra, manifesta vitalità in alcuni settori, in altri mostra tutti i segni della crisi. Le medie e grandi imprese esportatrici si sono ormai lasciate alle spalle la grande crisi finanziaria e hanno superato i volumi pre 2008.

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Le piccole imprese artigiane o del commercio chiudono o faticano ad andare avanti perché i consumi delle famiglie non crescono. Anche se complessivamente la situazione migliora, a giudicare dai dati Cerved sul numero dei fallimenti, che danno l’Abruzzo in calo del 15,7 per cento nel primo semestre 2017, mentre le liquidazioni volontarie crescono dell’1,1 per cento, ma si tratta di un dato poco significativo trattandosi in gran parte di società dormienti, o di imprese registrate ma di fatto non operative. In questo quadro in bianco e nero l’occupazione oscilla trimestre dopo trimestre, segno che se c’è crescita non è strutturale: gli occupati erano 485 mila nel secondo trimestre 2017, 496 mila nello stesso trimestre del 2016, ma si erano fermati a 464 mila nel primo trimestre 2017. E sembra impossibile tornare a quota 500 mila occupati di qualche anno fa (esattamente nel quarto trimestre del 2014: 501.933).

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E se nel 2015 il Pil ci aveva fatto sperare (+2,1), nel 2016 è andato sotto di due decimali di punto (-0,2). Per quanto ancora assisteremo a questo balletto? Eppure ci sono spazi e occasioni per crescere. Ci sono là fuori cantieri da aprire, strade da sistemare, acquedotti da riparare, edifici pubblici e privati da mettere in sicurezza, uffici regionali e comunali da riorganizzare, dipendenti da formare. E soprattutto risorse da utilizzare. Che se impiegate bene possono fare da leva agli investimenti privati e rimettere in moto tutto. Il Masterplan, il piano di intervento sottoscritto da Governo e Regione Abruzzo nell’ambito del Patto per il Sud mette sul piatto 1 miliardo e mezzo di euro di risorse, di cui 616 milioni destinati alla realizzazione di infrastrutture. I fondi europei per la programmazione 2014-2020 ( Fesr, Fondi di sviluppo regionale; Fse, Fondo sociale europeo, e i fondi del Psr, Piano di sviluppo rurale), ammontano complessivamente per l’Abruzzo a 806 milioni di euro (231,509 milioni Fesr, 142,5 milioni Fse, 432 milioni programma di sviluppo rurale). Ma bisogna saperli programmare e spendere. Per questo occorre una macchina amministrativa efficiente e tempestiva nell’emanare i bandi e che metta subito i soldi a disposizione dei privati. E occorrono infine privati che riprendano fiducia e investano risorse proprie, appoggiandosi a un sistema creditizio finalmente aperto e lungimirante.

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