salasso A24 e a25

Anas contro Strada Parchi: "Per noi nessun vantaggio in Abruzzo"

La società del Tesoro bacchetta Strada dei Parchi: i 50 milioni annui è il costo della concessione che il gruppo Toto preferisce versare a rate

PESCARA. Alla società Anas non va giù che gli abruzzesi pensino che gli annuali rincari del 3,45% dei pedaggi autostradali dipendano anche dal pagamento del costo della concessione, come affermato dall’amministratore delegato di Strada dei Parchi Cesare Ramadori secondo il quale la concessioraria delle autostrade abruzzesi Pescara-Roma e Teramo-Roma A24 e A25 «è l’unica che paga un prezzo di concessione oltre i normali canoni». Un peso di cui la società del gruppo Toto si libererebbe volentieri per avere più risorse per i propri piani di investimento e per chiudere a fine anno bilanci più sostenibili: oggi sono in rosso e il leggero incremento del traffico veicolare dal 2013 al 2015 dopo anni di calo a partire dal 2009 non aiuta molto.

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«L'incremento non è in alcun modo addebitabile ad Anas», dice la società «in quanto sia il sovracanone sia la rata di corrispettivo per la vendita della concessione versata ogni anno dalla società concessionaria sono rimasti invariati».

Nel dettaglio, aggiunge Anas, «la società Strada dei Parchi dal 2001 versa annualmente ad Anas una rata a titolo di corrispettivo della vendita della concessione, relativa al prezzo da essa offerto in sede di gara (1.450 miliardi di lire). Quello che tale società paga ad Anas non è pertanto un canone di concessione, ma una rateizzazione del prezzo di vendita della concessione. Invece che pagare tutto subito, la società optò per un pagamento dilazionato e a tasso fisso».

«Anche il sovracanone «dovuto per legge ad Anas da tutti i concessionari autostradali è fisso e quindi non ha fatto registrare alcuna modifica negli ultimi anni».

Di conseguenza rimarca Anas, «gli aumenti dei pedaggi sulle tratte autostradali in gestione a Strada dei Parchi SpA non sono ricollegabili né direttamente né indirettamente a decisioni di Anas e, ovviamente, generano benefici finanziari solo a vantaggio della società concessionaria».

Dunque non si tratta neanche di royalties come ha sostenuto ieri il consigliere regionale delegato ai trasporti Camillo D’Alessandro che ha chiesto che il flusso finanziario annuale Strada dei parchi-Anas «serva da un lato ad abbassare le tariffe in particolare per i pendolari, neutralizzando gli aumenti, dall'altro che le risorse rimangano in Abruzzo per i necessari investimenti sulla sicurezza».

Una tesi sostenuta anche da Ramadori nella conferenza stampa di fine anno della società del gruppo Toto. Secondo l’ad di Strada dei Parchi i soldi che annualmente vanno all’Anas sarebbero «meglio utilizzati» se restassero nella società concessionaria, poiché dei 600 e rotti milioni versati dal 2001 «ben pochi sono stati impiegati per la manutenzione delle strade abruzzesi».

«Ciò che è certo», ha aggiunto infatti il consigliere regionale D’Alessandro, «è che non può più accadere che gli aumenti tariffari li subiscono prevalentemente gli abruzzesi ed il flusso finanziario che ne deriva serve prevalentemente per investimenti nel Lazio, come per la realizzazione delle complanari che di certo servono agli abruzzesi, ma noi chiediamo di ripensare il rapporto costi, tariffe, investimenti in Abruzzo» (va però anche detto che le complanari sono state pagate anche con 160 milioni della Regione Lazio). (cr.re.)

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