Bocciato il ripristino dei vitalizi, beffa per 14 ex deputati abruzzesi

18 Luglio 2025

Il Collegio d’Appello respinge la richiesta di eliminare il taglio per chi ha lasciato Montecitorio. L’avvocato difensore: «Sentenza politica e non giuridica, andremo alla Corte dei diritti dell’uomo»

PESCARA. Il Collegio d’Appello della Camera non mette una toppa al taglio dei vitalizi degli ex deputati. È stata confermata in secondo grado la famosa delibera Fico che, nel 2018, aveva imposto una netta sforbiciata agli assegni, introducendo un sistema di calcolo simile al contributivo ma che si basa anche su tutti gli anni in cui si è beneficiato del vitalizio. La definizione del “tribunalino” interno di Montecitorio ha toccato la posizione di 1311 ex deputati che presentarono ricorso nel 2018. Tra questi ci sono 14 abruzzesi, ovvero: Massimo Cialente, Nicola Crisci, Sabatino Aracu, Giovanni Dell’Elce, Franco Corleone, Anna Nenna D’Antonio, Gianni Melilla, Tommaso Ginoble, Giampiero Catone, Anna Paola Concia, Giovanni Lolli, Giovanni Ricevuto e in più Giuseppe Quieti e Raffaele Delfino, oggi deceduti.

Maurizio Paniz, l’avvocato difensore dei ricorrenti (ed ex deputato), promette di portare la questione a Strasburgo: «Andremo alla Corte europea dei diritti dell’uomo e faremo causa di responsabilità personale ai giudici che hanno emesso una sentenza politica e non giuridica». Paniz, inoltre, sottolinea che questa sentenza farà più male alle casse della Camera di quante ne avrebbe fatto il ripristino dei vitalizi, perché nella delibera Fico è stata prevista una rivalutazione annuale degli assegni che, in realtà, non è stata mai attuata e per la quale, adesso, l’avvocato presenterà il decreto ingiuntivo di pagamento.

Duro anche il commento dell’Associazione degli ex parlamentari, che ha dichiarato: «Nel tempio della legalità che è la Camera dei Deputati è stata perpetrata, con la sentenza del consiglio di giurisdizione di secondo grado, la più eclatante illegalità e illegittimità che nessuna autorità giudiziaria e nessuna legge ha mai fatto dal 1948». Per l’Associazione, alla base di questo giudizio c’è il «rancore» nei confronti di chi «ha onorato il Parlamento per il passato e ha diritto al rispetto dei propri diritti». Ma secondo Ylenia Lucaselli, la deputata di Fratelli d’Italia che presiede il Collegio d’Appello, la sentenza non fa altro «che rendere un servizio ai princìpi del diritto» e ciò è dimostrato dal fatto «di essere stata emessa all’unanimità».

Intanto, dalla politica sono arrivate le reazioni di chi fin dall’inizio ha portato avanti quella delibera. Il leader dei pentastellati Giuseppe Conte ha esultato: «Risultato importante su una nostra storica battaglia, abbiamo salvato il taglio dei vitalizi fortemente voluto dal Movimento». Ma Paniz ribatte che la situazione definita dal Collegio d’Appello «è giuridicamente assurda», perché «in un Paese dove il Parlamento è unitario ci troviamo con trattamenti pensionistici diversi tra Senato e Camera e all’interno della Camera stessa». In effetti, mentre in Senato il tribunale interno ha spianato da tempo la delibera Fico, a Montecitorio la vicenda ha seguito un corso diverso.

A seguito del taglio, gli ex deputati più anziani si sono trovati, da un giorno all’altro, a ricevere assegni pesantemente ridotti, in alcuni casi anche del 90%, con conseguenze a volte drammatiche. Una situazione che è stata riconosciuta anche dall’organo giurisdizionale della Camera che, richiamandosi al principio costituzionale della legittima aspettativa, ha stabilito che il calcolo dell’assegno dovesse partire non dal momento in cui era iniziata l’erogazione ma dal 2022. In altre parole, delibera azzerata. Rimane in ballo la situazione di circa 800 ex parlamentari che non hanno ancora perso le speranze, perché a Strasburgo potrebbe cambiare tutto, se la Corte giudicherà il vitalizio «per quello che è», conclude Paniz, «non un privilegio, ma un trattamento pensionistico per chi ha fatto politica e ha compiuto 65 anni».

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