Bussi, due processi sull'acqua al veleno, nessun colpevole

23 Dicembre 2015

I veleni di Bussi? La maxi discarica? Dopo il primo filone, un’altra assoluzione (unico imputato l'ex presidente Aca Bruno Catena) e altre quattro prescrizioni. E addio risarcimenti

PESCARA. Sono da poco passate le 17 quando il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pescara, Maria Carla Sacco, legge il dispositivo della sentenza per i cinque imputati del procedimento bis sulla mega discarica di rifiuti tossici, scoperta dalla Forestale nel marzo 2007, a Bussi sul Tirino. L'ex presidente dell'Aca (Azienda Comprensoriale Acquedottistica) di Pescara, Bruno Catena, unico imputato presente, incassa l'assoluzione piena. Per gli altri quattro imputati, Giorgio D'Ambrosio, all'epoca dei fatti presidente dell'Ato (Ambito Territoriale Ottimale); Bartolomeo Di Giovanni, direttore generale dell'Aca; Lorenzo Livello, direttore tecnico dell'Aca Spa; Roberto Rongione, responsabile del Servizio Sian della Asl di Pescara, il gup dispone invece la derubricazione del reato di distribuzione di acqua avvelenata da doloso a colposo con conseguente applicazione della prescrizione. Presente anche il pubblico ministero Anna Rita Mantini, che nel corso della precedente udienza aveva chiesto la derubricazione del reato e quindi la prescrizione per tutti e cinque gli imputati.

Anche questo processo, stralcio di quello principale, si chiude con un nulla di fatto. Il procedimento principale si era concluso, infatti, per i 19 imputati (tutti ex dirigenti e tecnici in vario modo legati a Montedison) davanti alla Corte d'Assise di Chieti con l'assoluzione “perché il fatto non sussiste” dal reato di avvelenamento delle acque, mentre per il disastro ambientale derubricato da doloso in colposo era stato dichiarato il “non doversi procedere per intervenuta prescrizione”.

Sulla vicenda pende comunque il ricorso in Cassazione presentato dai pm Mantini e Giuseppe Bellelli, attuale procuratore capo a Sulmona, che avevano chiesto in primo grado condanne che andavano tra i 12 anni e 8 mesi e i 4 anni.

Il ricorso non riguarda Maurizio Piazzardi per cui l'accusa in primo grado aveva chiesto l'assoluzione.

E sulla sentenza di ieri il difensore di Catena, l'avvocato Sergio Della Rocca non ha dubbi: «Penso si tratti di una decisione giusta, anche perché come hanno riferito i periti durante il controesame, l'acqua è sempre stata potabile al rubinetto. Si chiude una pagina lunga, ma penso che questo processo andasse fatto, perché spesso la magistratura svolge un ruolo di supplenza».

E le richieste di risarcimento per danni di immagine, alla salute e patrimoniali, presentate dalle parti civili per una somma totale di oltre 23 milioni e 250 mila euro? L'avvocato osserva: «Con questo tipo di sentenza non si delibera alcun risarcimento, perché la prescrizione in primo grado travolge qualsiasi effetto di tipo civilistico».

Marianna Ventura

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