Caccia al petrolio dell'Abruzzo

L'area davanti alla costa è fra le più richieste dalle società straniere

PESCARA. Dalla cartina 2009-2010 delle concessioni e delle domande sulle ricerche petrolifere e gas in Abruzzo occorre cancellare soltanto un'autorizzazione. Tutte le altre sono rimaste a costellare l'area della «ricchezza sommersa» in Adriatico, ma anche l'assedio, come sostiene Legambiente, del Mare Nostrum da parte delle compagnie straniere.

Lo spunto per tornare a parlare della petrolizzazione davanti alle coste abruzzesi è l'arrivo della Goletta Verde. L'imbarcazione dell'associazione ambientalista, punto di riferimento per l'impegno ecologista, ha attraccato a Giulianova, dopo aver fatto tappa a Vasto e domani sarà a Pescara.

Gli attivisti di Legambiente portano avanti la battaglia contro gli abusi ai danni del mare e delle coste e si apprestano a dare i voti (le "vele") alle località turistiche abruzzesi. Alle trivelle Legambiente risponde con il rilancio del settore energetico basato su innovazione, efficienza e rinnovabili. Un argomento foriero di polemiche e contrasti, sul quale Confindustria si è già espressa a favore, e che più recentemente è stato motivo di dure critiche anche alla Regione "rea" di non aver presentato ricorso - come la Puglia - contro il via libera all'ultima (in ordine di tempo) concessione offshore tra Pescara e le Isole Tremiti.

IL DOSSIER.
Goletta Verde illustra numeri e rischi legati alle nuove autorizzazioni: sono 7 i permessi di ricerca rilasciati nell'Adriatico settentrionale al 31 maggio al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini nell'Adriatico settentrionale, 3 inoltre sono quelli nel mare tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia. E fra le 39 aree di ricerca più richieste, 8 sono tra Marche, Abruzzo e Molise, 7 sulla costa adriatica della Puglia, 2 nel golfo di Taranto, e 1 nell'Adriatico settentrionale. «Una lottizzazione senza scrupoli che non risparmia nemmeno le aree marine protette, come nel caso delle Egadi o delle Tremiti», afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente.

Il nuovo Eldorado per le compagnie petrolifere è qui davanti e poco importa se per estrarre si devono spostare piattaforme in mare, bucare il fondale, estrarre i minerali e trasportarli a terra via mare, a cinque miglia al largo della costa della regione verde d'Europa. L'operazione, secondo le società petrolifere vale tutti i costi, e i rischi d'inquinamento per l'ambiente sono quasi pari a zero considerata la tecnologia adoperata.

LE AGEVOLAZIONI.
Ma perché vogliono venire tutti davanti all'Adriatico a prendere gas e petrolio malgrado quest'ultimo pare sia anche di scarsa qualità e debba essere di conseguenza maggiormente "lavorato"? Greenpeace ha calcolato che qui le royalties da pagare allo Stato - e che finirebbero in tasca alla Regione - sono del 4%, e non del 30-50% come per altri Paesi. Inoltre, c'è una forma di incentivo per cui non si paga alcuna imposta per i primi 300mila barili di petrolio all'anno: oltre 800 barili (o 50mila litri) di petrolio gratis al giorno.

Per gli ambientalisti il discorso è diverso: citando fonti del ministero dello Sviluppo economico le riserve stimate sono pari a 187 milioni di tonnellate che, considerando il tasso di consumo del 2010 di 73,2 milioni di tonnellate, verrebbero consumate in soli 30 mesi, cioè in 2 anni e mezzo: troppo poco per poter dire che il gioco vale la candela, senza tener conto dei rischi per il turismo e la pesca in caso di incidente: «Le nuove trivellazioni garantirebbero solo ricchi affari per le aziende petrolifere senza alcuna ricaduta positiva sull'abbassamento della bolletta energetica nazionale e di quella delle famiglie».

IL PARCO.
Goletta Verde intende rafforzare il discorso sulla sostenibilità portando avanti anche il progetto del Parco della costa teatina che guarda caso prenderebbe forma lungo l'area delle concessioni petrolifere.

Una «manovra a forbice» quella di Legambiente che ieri ha inviato una lettera al Tavolo tecnico regionale di lavoro sul Parco affinché la Regione si attivi verso Parlamento e Ministero per la proroga dei tempi di commissariamento e «promuova il protagonismo dei territori per superare le difficoltà ed arrivare a una soluzione condivisa». Argomento che il capogruppo dei Verdi Walter Caporale riprende oggi in consiglio regionale.

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