Casa con vista sui veleni
Un legale di parte civile accusa: «Fu ceduta da Montedison ai miei assistiti»
L’AQUILA. La Montedison aveva venduto a un privato un’abitazione con vista... sulla discarica dei veleni. Il curioso, ma grave episodio, è venuto alla ribalta ieri mattina nel corso del processo a porte chiuse a carico dei 18 ex dirigenti che in tempi passati hanno avuto ruoli apicali nello stabilimento di Bussi (Pescara). Un processo nel quale sono contestati i reati di avvelenamento e disastro ambientale.
La vicenda è stata riportata alle cronache dall’avvocato Fabrizio Di Luigi del Foro di Pescara, il quale rappresenta la famiglia Bucci, unica parte civile come persona fisica. La famiglia, nel 1993, aveva acquistato dalla proprietà dello stabilimento una casa abitata fino al 2007 e poi abbandonata dopo la scoperta della mega-discarica. La richiesta di risarcimento è di 900 mila euro sia per il danno morale sia per quello consistente nell’azzeramento dell’immobile. «Ancora oggi», ha detto il legale, «ci sono tracce di diossina sugli alberi in quella zona. Sarebbe interessante andare a verificare che in quel luogo, oggi spettrale, chi è sopravvissuto è scappato. Oggi non abbiamo ancora dati certi perché non esiste uno studio epidemiologico: ma basterà sentire le persone del paese per conoscere chi è morto di quel “brutto male”. La proprietà dello stabilimento ha venduto nel 1993 l’abitazione agli ignari signori di Bussi che l’hanno abitata dal ’93 al 2007 quando è stata scoperta la mega discarica. A quel punto, la famiglia ha trovato rifugio da parenti e amici». Più in particolare nel 1993 si fece un contratto di comodato gratuito e dopo due anni si perfezionò il contratto di vendita. Entrambi gli atti furono firmati da alcuni ex dirigenti ora imputati. «A quel punto», ha detto l’avvocato, «la famiglia si è addossato un mutuo lungo una vita». «Si è visto», ha commentato Di Luigi, «che in quegli anni, da parte della Montedison, si doveva fare cassa, quello era l’input dato dall’azienda. Poco importava che per fare cassa si vendeva a una famiglia addirittura una casa. Una casa sulla discarica dove far nascere e vivere i figli». «Nessuno può dubitare», ha aggiunto il legale, «della conseguenza diretta e immediata della presenza della discarica vicina alla casa con azzeramento del valore. Chi mai acquisterebbe oggi la proprietà della famiglia Bucci? Ovviamente nessuno. Ma la casa fu comprata a prezzo di mercato».
Di Luigi ha concluso gli interventi delle parti civili e ora tocca alla difese.
La sentenza, che era prevista per la fine del mese secondo un precedente calendario, dovrebbe slittare di qualche giorno. Lo ha fatto sapere il presidente del collegio giudicante, Luigi Catelli, al termine dell’udienza di ieri che si è conclusa intorno alle 13. L’esigenza di rivedere il calendario è stata causata dalle udienze cancellate per il maltempo e il terremoto. Il processo riprenderà domani, 25 gennaio, per proseguire anche il giorno dopo: il programma prevede le arringhe dei difensori che saranno molto complesse e affidate da autentici luminari del mondo forense.
Tra questi il noto avvocato e docente universitario Tullio Padovani, che assiste Giulio Angiolini, amministratore di Montedison dal 2001 al 2003. Nel collegio difensivo anche Paola Severino (ieri assente), ex ministro della Giustizia e vicepresidente del Consiglio della magistratura militare. Oltre a noti avvocati abruzzesi.
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