Caso Lusi, Fina e Ruscio ascoltati dalla commissione di garanzia del Pd

I due dirigenti: i soldi del senatore hanno inquinato gli equilibri nel partito

AVEZZANO. La commissione garanzia del Pd ascolta l'ex segretario provinciale Michele Fina e l'ex tesoriere Loreto Ruscio, i quali chiedono norme di trasparenza per i partiti. Si è concluso "democraticamente" il conflitto morale innescato dal segretario del Pd di Celano, Antonello Di Stefano, che aveva accusato Fina e Ruscio di condurre «una presunta battaglia, non necessaria e del tutto fuori luogo» nell'ambito della vicenda giudiziaria dell'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. Il confronto dei delegati marsicani con gli organi di garanzia del partito si è svolto giovedì in tarda serata e grazie a un chiarimento tra le parti è riuscita a smorzare quei focolai che si erano accesi a seguito della convocazione. «Siamo stati chiamati in audizione a causa di una segnalazione da parte del coordinatore di circolo Di Stefano in merito a nostre presunte dichiarazioni pubbliche ritenute offensive», hanno spiegato Fina e Ruscio, «il chiarimento poteva, in tutta evidenza, svolgersi anche in modo informale, ma qualcuno ha voluto utilizzare la commissione di garanzia come arma politica contro di noi».

Sulla bilancia della commissione erano finite le critiche che Fina e Ruscio avevano avanzato nei confronti del modo di fare politica di Lusi che evidentemente avevano offeso Di Stefano, tanto da spingerlo a segnalare gli episodi all'organo del partito. Fina e Ruscio di sottolineare alla commissione la necessità per tutto il Pd «di tutelare la funzione super partes degli organi di vigilanza anche rispetto ad eventuali contese interne. Siamo convinti che i nostri garanti abbiano sempre svolto al loro meglio il compito che assegna loro lo statuto, stanti le leggi, le regole e le procedure che sono oggi assegnate al Pd».

In commissione sia Fina, sia Ruscio hanno anche fatto chiarezza sulle loro considerazioni espresse all'epoca dei fatti sul senatore Lusi in Abruzzo e in particolar modo «sull'uso sproporzionato di denaro utilizzato nell'attività politica in Abruzzo. In provincia dell'Aquila primarie, congressi, tesseramenti e altri momenti della vita interna del partito hanno registrato fenomeni anomali».

«Chi aveva responsabilità politiche e organizzative di livello superiore», hanno ribadito i due esponenti del Pd, «avrebbe potuto e dovuto farsi qualche domanda in merito domandandosi se era giusto che le dinamiche democratiche del Partito democratico dovessero subire questo pesante inquinamento». In audizione i due hanno chiesto ai responsabili della commissione «se si poteva fare di più per prevenire il danno, se si potevano raccogliere le nostre segnalazioni e approfondirle. Resta, infatti, l'amarezza nel considerare che alcuni appuntamenti politico-elettorali importanti per la provincia dell'Aquila e per l'Abruzzo avrebbero potuto avere un altro esito».

Fina e Ruscio, al termine della commissione, hanno auspicato che il Pd possa mettersi al lavoro «per una legge che imponga ai partiti norme di trasparenza, regole e meccanismi di controllo più stringenti. Non è utile cavarsela rimuovendo il problema e lasciando intatte le cause. Attendiamo fiduciosi un segnale da parte dai massimi vertici nazionali e regionali del Pd».

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