Castiglione: velocizziamo la nuova legge sui Confidi

Confindustria Confesercenti e Cna difendono il testo regionale: non si può tornare indietro sull’accesso al credito

PESCARA. La grande crisi del commercio, con calo di consumi e incassi, è un campanello l'allarme che sollecita governo e parti sociali a farsi carico di un supplemento di responsabilità per creare le premesse indispensabili al raggiungimento di una maggiore coesione sociale. Commenta così il vicepresidente della Regione, Alfredo Castiglione, i risultati emersi dai primi sei mesi di attività commerciale nel 2011, all'indomani della pubblicazione dell'ultimo rapporto del centro studi di Confesercenti sulla drammatica condizione finanziaria di circa 33mila piccole e medie imprese abruzzesi che operano nel terziario.

«Occorre che ognuno faccia la propria parte», afferma Castiglione, «perché nessuno può farcela da solo. Se le cose languono, la motivazione principale va trovata nel reddito, non perché sia difficile trovare i negozi aperti. Forse nelle città sarebbe più utile preoccuparsi dei musei chiusi, come anche dei luoghi di aggregazione, dei Beni culturali inagibili».

Tra le opportunità di cui il commercio ha bisogno, osserva il vicepresidente, vi è certamente quella di consentire un maggiore respiro finanziario.

Inevitabile, un questo contesto, il richiamo alla riforma dei Confidi, in via di approvazione, che ha ricevuto in questi giorni critiche aspre anche da una parte degli operatori economici. «La legge dei Confidi», dice Castiglione, «deve essere maggiormente velocizzata nei suoi processi di fusione anziché essere osteggiata. E se si vuole il bene dei commercianti, che chiedono prestiti alle banche non per gli investimenti ma per rimodulare le proprie esposizioni debitorie, si deve agire non più sul sistema dei tassi di interesse, ma sulle garanzie, quindi attraverso la cinghia di trasmissione dei Confidi».

Castiglione ricorda che molte città abruzzesi sono sprovviste del piano urbanistico commerciale. «Spesso ci rendiamo conto di quanto desolanti siano le strade con numerose botteghe sfitte, vetrine vuote e saracinesche abbassate che sono certo l'effetto della congiuntura nazionale e internazionale, ma anche della presenza dei grandi centri commerciali che hanno consegnato all'Abruzzo la più alta concentrazione di megastrutture in Italia».

Il vicepresidente difende le scelte della giunta regionale che, dopo aver realizzato una moratoria di 24 mesi in scadenza per l'estate 2012, ha previsto una ulteriore sospensione di 24 mesi al rilascio di nuove concessioni. «Personalmente», chiarisce, «sono per il blocco costante della grande distribuzione alimentare e per trovare soluzioni condivise a quelle non alimentari. E' mio impegno convocare per le prime settimane di settembre l'osservatorio del Commercio per cominciare a definire un testo unico sul commercio che, fino a oggi, è stato interessato solo da provvedimenti legislativi ponte». In quella occasione verrà consegnata una prima bozza di riforma globale, che dovrebbe essere varata entro la fine dell'anno o i primi del 2012.

«Certamente lo sblocco di risorse aggiuntive», prosegue Castiglione «potranno agevolare i problemi di questo comparto, quantomeno rendendolo più competitivo e attrattivo rispetto a quello attuale. Ma dobbiamo essere anche consapevoli che non possiamo nemmeno mettere in condizione la grande distribuzione di entrare in crisi: sarebbe come se piovesse sul bagnato». Le soluzioni, secondo il delegato alle Attività produttive della giunta Chiodi, dovranno quindi cercare di tutelare tutti: dal piccolo commercio, che deve poter lavorare e attrarre il maggior numero di clientela possibile, alla grande distribuzione, che non può andare i crisi per evitare muovi lucenziamenti. «Occorre abbinare al testo unico del commercio» anticipa Castiglione «delle riforme organizzative che possano dare nuovo impulso al settore e potenziare il comparto confidi, come si sta facendo».

Un orientamento condiviso da Confindustria, Cna, Confesercenti e Confapi. «Sull'accesso al credito per le imprese», affermano le tre associazioni, «non è tempo di tornare indietro. La riforma va nella direzione richiesta dal mercato e dalle attività economiche, perché solo consorzi fidi patrimonializzati e radicati nei territori possono dare risposte adeguate alle aziende, specie a quelle di piccole e medie dimensioni. Vanno anzi accelerati i tempi di attuazione della riforma» proseguono le associazioni imprenditoriali, «perché la crisi strutturale dell'economia abruzzese non consente di perdere ulteriori mesi».

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