Cgil: niente ticket per i pensionati

Il sindacato più rappresentativo chiede l'esclusione dei redditi più bassi

PESCARA. «L'accordo del 3 agosto è un passaggio positivo, soprattutto per la parte che riguarda la possibilità di spendere 255 milioni sulla sanità di base». Parole di distensione arrivano dal sindacato più rappresentativo dopo l'intesa con i commissari Chiodi e Baraldi.

A confermare la ripresa di un dialogo più costruttivo è il segretario generale della Camera del lavoro abruzzese, Gianni Di Cesare. «L'aver reperito risorse», spiega, «ci consente oggi di recuperare innanzitutto un sistema dell'assistenza che superi i dualismi tra le zone con doppi ospedali e quei territori del tutto sprovvisti di servizi». Ma non è tutto.

Per Di Cesare, c'è un principio di fondo su cui si può finalmente cominciare a portare avanti il confronto. «Questa scelta», dice, «ci aiuta a spostare l'attenzione dalla sanità, che riassume il concetto di cura dopo una patologia, alla salute dei cittadini, che riguarda invece la costruzione del benessere inteso come prevenzione. Quindi un sistema che coinvolge più larghe professionalità. Mi riferisco anche a questioni irrisolte come la psichiatria, o carenti come la medicina del lavoro e i servizi per le tossocodipendenze». Secondo la Cgil, passare a un concetto più esteso di salute, significa investire sulle professionalità e nei settori dove tradizionalmente in Abruzzo si è avuta spesso scarsa attenzione. «A cominciare dalla realizzazione dei distretti sanitari nei luoghi che ne sono sprovvisti», riprende Di Cesare, «e di far funzionare bene i centri esistenti. Noi abbiamo sempre sostenuto che gli ospedali importanti sono quelli che realmente curano le persone, ma questo non significa lasciare interi territori senza una presenza sanitaria».

In un pezzo dell'accordo, sono stati affrontati gli aspetti sociali del principio più generale di salute dei cittadini. Temi sensibili per un sindacato come la Cgil. «In questo contesto» spiega Di Cesare, «il piano sociale è un passaggio essenziale, perché le salute dipende anche dal reddito». Un'altra questione riguarda l'organizzazione del lavoro. «Siamo pronti ad affrontare un nuovo assetto organizzativo perché si possa finalmente utilizzare al meglio le apparecchiature tecnologiche (Tac e risonanze magnetiche) cercando di avere meno liste di attesa. Obiettivi che si raggiungono assicurando nuove assunzioni». Ed è proprio questo l'aspetto più positivo dell'accordo firmato dai commissari con i sindacati. «Dopo tanti anni, in Abruzzo, si può riprendere una crescita dell'occupazione o per lo meno di sostituzione del turn over nella sanità».

I punti elencati dalle parti sociali prevedono di avviare, a settembre e ottobre, una trattativa a livello delle singole Asl per meglio circcoscrivere i temi dell'intesa. «Noi per esempio pensiamo che il costo del lavoro non può andare il 33% della spesa sanitaria, come purtroppo spesso è avvenuto in Abruzzo», osserva Di Cesare. Un'altra questione è la compartecipazione dei cittadini sui ticket. «Abbiamo detto con molta chiarezza che la compartecipazione deve avere un principio di chiarezza e di giusticia sociale. Chiediamo di partire dalle condizioni di reddito e quindi di introdurre la compartecipazione in modo graduale. Non si può chiamare a pagare ticket sanitari chi ha redditi bassi. Parlo soprattutto dei pensionati e dei lavoratori dipendenti».

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