«Sbagliato minimizzare le vicende processuali che ci coinvolgono»

«Codice etico per i politici»

Alessandrini (Pd): troppi scandali, bisogna cambiare passo

PESCARA. Dopo gli arresti del 2008 che hanno coinvolto molti esponenti del Pd, e le tornate elettorali che hanno cambiato radicalmente la geografia politica abruzzese, inizia la stagione dei processi, anticipata dall’arresto dell’imprenditore Vincenzo Angelini. L’autorità giudiziaria ha annunciato processi in tempi rapidi. Ne parliamo con Marco Alessandrini, responsabile giustizia del Pd abruzzese.

Come giudica l’intendimento della Procura?

«E’ da salutare con favore, visto che il problema della giustizia italiana, assediata da 16 anni dai guai giudiziari del Presidente del Consiglio, è proprio quello dell’assoluta incertezza dei tempi di definizione dei processi, con l’inevitabile effetto di diffondere nell’opinione pubblica una sensazione di generalizzata impunità».

Comunque vada la politica ne uscirà azzoppata.
«Non si può tacere che lo svilupparsi di altri filoni di inchiesta continui ad incidere pesantemente sulla vita della res publica. E se nulla autorizza a gridare a oscure manovre è tuttavia un fatto che quando la politica si trasferisce nelle aule giudiziarie qualcosa non va nella società e nella sua classe dirigente. Il ruolo di supplenza assunto dalla magistratura non può essere salutato con gli evviva di certi ambienti giustizialisti, ma dovrebbe preoccupare chi ha veramente a cuore il percorso democratico delle istituzioni. E la crescita dell’astensionismo al voto, palesemente manifestatasi anche alle ultime regionali, dovrebbe indurre proprio la politica ad interrogarsi sui propri errori».

Come si comporterà il Pd?
«Un grande partito come il Pd non può far finta di nulla, minimizzando o addirittura negando le proprie responsabilità nella gestione del territorio e della cosa pubblica, che hanno più volte indotto gli organi inquirenti ad intervenire, con le conseguenze che tutti conosciamo, anche sul piano politico. E’ infatti significativo che il centrodestra continui a vivere di questa rendita di posizione, che fa passare in secondo piano la propria inerzia amministrativa. Ciò che accade al Comune di Pescara è da questo punto di vista emblematico, con una maggioranza impantanata nelle proprie divisioni e incapace di produrre nel suo primo anno di vita azioni di governo degne di nota, ma sempre pronta a sventolare il vessillo della questione morale dietro cui comodamente trincerarsi».

Ma cosa farà il Pd?

«Il Partito democratico ha il dovere di superare una stagione piena di contraddizioni, dove il buon governo dei territori si è intrecciato con l’intervento dei giudici e le conseguenti strumentalizzazioni dei suoi avversari politici. Occorre guardare avanti con determinazione, coraggio e originalità. Che non significa soltanto un ricambio generazionale dell’attuale classe dirigente, già in atto, ma individuazione di un codice etico riferito ai comportamenti pubblici e privati di chi ha o intende assumere responsabilità istituzionali o di guida del partito».

Pensa di trovare consenso su questa linea?
«L’alternativa è continuare a vedere erodere il consenso attorno a noi, crescere la sfiducia, determinare l’allontanamento dei cittadini dalla politica intesa come servizio e soddisfacimento di bisogni collettivi e non individuali. La bussola dovrebbe essere sempre il merito. In altre parole, è necessario uno sforzo per guardare anche fuori dalla nomenklatura, individuando le energie migliori della società e sollevare il potere giudiziario da un ruolo di supplenza che la seconda Repubblica sembra avere ereditato da quella che l’ha preceduta. Non sempre per colpa di un padre cattivo, ma di figli non all’altezza di gestire il presente e il nostro domani».

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