D'Alfonso equilibrista tra i poli

Milita nel Pd ma dialoga con Pdl e finiani in attesa di tornare in campo
PESCARA. Che cosa vuol fare da grande Luciano D'Alfonso? Se lo chiedono nel Pd - il suo partito -, nel centrodestra, nel terzo polo. A 45 anni, D'Alfonso è chiaramente un uomo in cerca di una sua casa politica.
A due anni dalle dimissioni da sindaco di Pescara per una vicenda giudiziaria ancora aperta, si è rimesso in pista ai suoi ritmi con un libro ("Le ragioni dell'Abruzzo"), incontri, convegni, manifesti. D'Alfonso milita nel Pd, di cui è stato segretario regionale, ma l'anima è quella del pontiere, da buon ex democristiano passato al Partito popolare, poi alla Margherita prima di approdare nelle acque agitate del Partito democratico.
Sabato scorso era a Celano per presentare il suo libro, e al Castello Piccolomini la platea era perfettamente bipartisan: c'era il coordinatore regionale del Pdl Filippo Piccone, il presidente della provincia (anche lui Pdl) Antonio Del Corvo, il coordinatore provinciale Pdl Massimo Verrecchia. C'erano anche il senatore Pd Luigi Lusi e il vicepresidente del consiglio Giovanni D'Amico. Bipartisan erano anche le presenze al convegno di due giorni prima a Pescara sui nodi infrastrutturali: c'era il senatore Giovanni Legnini del Pd (ma non c'era il segretario Pd Silvio Paolucci), ma c'era anche l'assessore regionale Pdl Giandonato Morra, e il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa (Pdl). Tra i relatori il senatore di Futuro e libertà Mario Baldassarri. Non è un dato secondario. In nessun convegno, incontro, seminario politico il parterre degli ospiti è così composito. Con il pontiere D'Alfonso sì.
E c'è chi ci riflette e disegna scenari. Nel Popolo della Libertà quelle presenze sono state notate e commentate. Piccone e D'Alfonso hanno una lunga storia di amicizia nata nel 2000 sui banchi del Consiglio regionale. Ma Piccone che, febbricitante, si reca alla presentazione del libro al castello di Celano, e prende la parola per un discorso nel quale concorda con D'Alfonso sulla necessità per l'Abruzzo di «voltare pagina» e di trovare, come ha spiegato l'ex sindaco di Pescara, «le convergenze sulle questioni più importanti», non è cosa da sottovalutare. D'Alfonso, si fa notare nel Pdl, non è mai stato un uomo di contrapposizione. Prima del suo arresto e prima della fondazione del Pdl, in molti nel centrodestra si erano chiesti se la collocazione naturale dell'ex sindaco di Pescara fosse Forza Italia e non il centrosinistra. E D'Alfonso ha sempre tenuto a presentarsi come uomo del fare, uomo di governo e non di parte, dicono sempre nel centrodestra.
Ieri ai funerali dell'imprenditore Gilberto Ferri a Pescara, è stato lui l'unico politico a prendere la parola. Per espresso desiderio di Ferri, che vedeva in lui, più che un uomo di partito, un amministratore pubblico con una visione moderna della politica. Piccone ai suoi ha fatto questo ragionamento: non so cosa ne sarà di D'Alfonso dal punto di vista giudiziario, ma lui in futuro sarà certamente un interlocutore politico affidabile e di valore. Di quale schieramento si vedrà. È ancora recente l'indiscrezione rilanciata dal Centro, e mai smentita, sul progetto di laboratorio politico al quale D'Alfonso sta lavorando con il deputato finiano Daniele Toto e che nei tempi brevi scanditi dalle prossime amministrative di primavera intende debuttare alle comunali di Manoppello, dove Toto potrebbe essere candidato sindaco.
All'idea di D'Alfonso, l'Api abruzzese, il partito di Rutelli, ha già dato l'assenso attraverso il coordinatore regionale Marino Roselli. Ma anche il Pd è favorevole. Perché se il laboratorio di Manoppello riuscisse a portare risultati, vorrerebbe dire che l'alleanza con il terzo polo per le regionali del 2013 sarebbe quasi cosa fatta (al netto di quanto potrà accadere a livello nazionale). E solo un Pd alleato col terzo polo potrebbe riconquistare la Regione. Quello che il Pd però non vuole è che sia D'Alfonso il candidato (ma D'Alfonso ha sempre smentito finora di essere interessato) oppure Toto, perché è questo che si sta anche discutendo nel laboratorio di Manoppello.
Il Pd punta ad andare alle regionali con il terzo polo, l'Idv, e con Rodolfo De Laurentiis, leader dell'Udc abruzzese, candidato presidente. A D'Alfonso chiederà solo un contributo di idee e di voti. Perché non vuole un D'Alfonso troppo inciucista e movimentista. Almeno finché resterà nel partito.
A due anni dalle dimissioni da sindaco di Pescara per una vicenda giudiziaria ancora aperta, si è rimesso in pista ai suoi ritmi con un libro ("Le ragioni dell'Abruzzo"), incontri, convegni, manifesti. D'Alfonso milita nel Pd, di cui è stato segretario regionale, ma l'anima è quella del pontiere, da buon ex democristiano passato al Partito popolare, poi alla Margherita prima di approdare nelle acque agitate del Partito democratico.
Sabato scorso era a Celano per presentare il suo libro, e al Castello Piccolomini la platea era perfettamente bipartisan: c'era il coordinatore regionale del Pdl Filippo Piccone, il presidente della provincia (anche lui Pdl) Antonio Del Corvo, il coordinatore provinciale Pdl Massimo Verrecchia. C'erano anche il senatore Pd Luigi Lusi e il vicepresidente del consiglio Giovanni D'Amico. Bipartisan erano anche le presenze al convegno di due giorni prima a Pescara sui nodi infrastrutturali: c'era il senatore Giovanni Legnini del Pd (ma non c'era il segretario Pd Silvio Paolucci), ma c'era anche l'assessore regionale Pdl Giandonato Morra, e il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa (Pdl). Tra i relatori il senatore di Futuro e libertà Mario Baldassarri. Non è un dato secondario. In nessun convegno, incontro, seminario politico il parterre degli ospiti è così composito. Con il pontiere D'Alfonso sì.
E c'è chi ci riflette e disegna scenari. Nel Popolo della Libertà quelle presenze sono state notate e commentate. Piccone e D'Alfonso hanno una lunga storia di amicizia nata nel 2000 sui banchi del Consiglio regionale. Ma Piccone che, febbricitante, si reca alla presentazione del libro al castello di Celano, e prende la parola per un discorso nel quale concorda con D'Alfonso sulla necessità per l'Abruzzo di «voltare pagina» e di trovare, come ha spiegato l'ex sindaco di Pescara, «le convergenze sulle questioni più importanti», non è cosa da sottovalutare. D'Alfonso, si fa notare nel Pdl, non è mai stato un uomo di contrapposizione. Prima del suo arresto e prima della fondazione del Pdl, in molti nel centrodestra si erano chiesti se la collocazione naturale dell'ex sindaco di Pescara fosse Forza Italia e non il centrosinistra. E D'Alfonso ha sempre tenuto a presentarsi come uomo del fare, uomo di governo e non di parte, dicono sempre nel centrodestra.
Ieri ai funerali dell'imprenditore Gilberto Ferri a Pescara, è stato lui l'unico politico a prendere la parola. Per espresso desiderio di Ferri, che vedeva in lui, più che un uomo di partito, un amministratore pubblico con una visione moderna della politica. Piccone ai suoi ha fatto questo ragionamento: non so cosa ne sarà di D'Alfonso dal punto di vista giudiziario, ma lui in futuro sarà certamente un interlocutore politico affidabile e di valore. Di quale schieramento si vedrà. È ancora recente l'indiscrezione rilanciata dal Centro, e mai smentita, sul progetto di laboratorio politico al quale D'Alfonso sta lavorando con il deputato finiano Daniele Toto e che nei tempi brevi scanditi dalle prossime amministrative di primavera intende debuttare alle comunali di Manoppello, dove Toto potrebbe essere candidato sindaco.
All'idea di D'Alfonso, l'Api abruzzese, il partito di Rutelli, ha già dato l'assenso attraverso il coordinatore regionale Marino Roselli. Ma anche il Pd è favorevole. Perché se il laboratorio di Manoppello riuscisse a portare risultati, vorrerebbe dire che l'alleanza con il terzo polo per le regionali del 2013 sarebbe quasi cosa fatta (al netto di quanto potrà accadere a livello nazionale). E solo un Pd alleato col terzo polo potrebbe riconquistare la Regione. Quello che il Pd però non vuole è che sia D'Alfonso il candidato (ma D'Alfonso ha sempre smentito finora di essere interessato) oppure Toto, perché è questo che si sta anche discutendo nel laboratorio di Manoppello.
Il Pd punta ad andare alle regionali con il terzo polo, l'Idv, e con Rodolfo De Laurentiis, leader dell'Udc abruzzese, candidato presidente. A D'Alfonso chiederà solo un contributo di idee e di voti. Perché non vuole un D'Alfonso troppo inciucista e movimentista. Almeno finché resterà nel partito.
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