Due miliardi di tasse evase: ecco i furbetti d’Abruzzo

Uno studio della Cgia rivela: non paga il 14,8% dei cittadini e delle imprese. I dati regionali peggio della media italiana: l’economia sommersa vale il 13,5%
PESCARA. Ammonta a oltre 2,2 miliardi di euro l’evasione delle tasse in Abruzzo. È un grande numero che proietta l’Abruzzo all’ottavo posto in Italia: qui, la propensione all’evasione, cioè quanto evadono i cittadini e le imprese in rapporto alla ricchezza prodotta, è del 14,8%. Significa che l’economia sommersa pesa per il 13,5%. A dirlo è uno studio della Cgia di Mestre, basato sui dati del ministero dell’Economia e delle Finanze.
LA MAPPA DELL’EVASIONE
La Calabria è la regione italiana con la propensione all’evasione più alta: «In Calabria è al 20,9% (3,1 miliardi di evasione), in Puglia al 18,9% (6,8 miliardi di mancato gettito) e in Campania del 18,5% (9,4 miliardi evasi)», dice l’analisi della Cgia, «le regioni meno coinvolte, invece, sono la Provincia Autonoma di Trento che presenta un tasso del 9,7%, la Lombardia dell’8,8% e la Provincia Autonoma di Bolzano che registra l’incidenza più contenuta d’Italia, pari all’8,4%». La media italiana di propensione a non pagare le tasse è del 12,3%, più bassa di 2,5 punti rispetto al valore abruzzese che è del 14,3; tagliando l’Italia in tre fasce, al Nord questa stessa percentuale è del 9,9 mentre al Centro è del 12,7 e nel Mezzogiorno del 18. Nella classifica del mancato gettito, peggio dell’Abruzzo, oltre a Calabria, Puglia e Campania, fanno anche Sicilia, Sardegna, Molise e Umbria. Allo stesso valore dell'Abruzzo, è agganciata la Basilicata. Ma la graduatoria si può leggere anche in un altro modo: «Se, invece, osserviamo la classifica dell’evasione in termini assoluti», dice la Cgia, «sono ovviamente le regioni più ricche e popolate a occupare le prime posizioni. Infatti, al primo posto troviamo la Lombardia con un mancato gettito pari a 16,7 miliardi di euro. Seguono il Lazio con 11,4 miliardi, la Campania con 9,4, Veneto ed Emilia Romagna entrambe con 7,8 miliardi». Anche in questo caso, l’Abruzzo galleggia a metà classifica con i suoi 2,2 miliardi di imposte evase.
IL PESO DELLE TASSE
Mentre la politica continua a dividersi tra patrimoniale sì e patrimoniale no, l’ufficio studi della Cgia ricorda che «in Italia le imposte che gravano sulla ricchezza esistono già. Nel 2024, ad esempio, hanno garantito all’erario 51,2 miliardi di euro e negli ultimi 20 anni, periodo in cui nel nostro Paese hanno governato a più riprese tutti gli schieramenti politici e la quasi totalità dei partiti, il gettito è addirittura cresciuto del 74%». La voce che pesa di più è l’Imposta municipale unica (Imu) che viene applicata sulle prime case di lusso, sulle seconde e terze case, sui capannoni, sugli uffici, i negozi e i terreni fabbricabili: «L’anno scorso il prelievo è stato pari a 23 miliardi di euro», dice la Cgia. Seguono l’imposta di bollo che grava obbligatoriamente sui conti correnti, sui conti di deposito, sulle fatture e sulle ricevute che ha consentito allo Stato di incassare 8,9 miliardi. «Il bollo auto, tassa di possesso applicata dalle regioni, è costato agli italiani 7,5 miliardi, mentre», dice la Cgia, «l’imposta di registro che paghiamo quando effettuiamo una compravendita immobiliare o quando stipuliamo un contratto di affitto ci è costata 6,1 miliardi di euro».
PRESSIONE FISCALE
Nel Documento programmatico di finanza pubblica 2025, quest’anno la pressione fiscale è prevista al 42,8%: 0,3 punti in più del dato registrato nel 2024 e di 1,1 punti sopra il dato 2022, anno che precede l’arrivo al governo del presidente Giorgia Meloni. «In questi ultimi anni», dice la Cgia, «il gettito fiscale del nostro Paese è salito anche a seguito dell’aumento degli occupati e dai molti rinnovi contrattuali firmati negli ultimi due anni che hanno incrementato le retribuzioni di molte categorie e, conseguentemente, anche il gettito tributario e contributivo. Infine, non dobbiamo dimenticare che ad aver dato una spinta all’inasprimento statistico del carico fiscale complessivo hanno concorso sia la sospensione della possibilità di dedurre alcuni particolari categorie di costi, sia l’abrogazione dell’Ace (Aiuto alla crescita economica). Provvedimenti, questi ultimi, che hanno interessato solo le società di capitali (srl e spa): in termini assoluti, queste ultime sono 1,5 milioni e costituiscono il 35% del totale delle imprese presenti in Italia».
PATRIMONIALE Sì O NO
E sull’ipotesi della patrimoniale, la Cgia dice la sua: «Mentre c’è ancora qualcuno che chiede di introdurre una patrimoniale sui ricchi, dimenticandosi del clamoroso flop conseguito in passato con l’applicazione della supertassa sugli yacht, forse sarebbe il caso di recuperare le risorse necessarie per finanziare la scuola, la sanità e il sociale contrastando seriamente l’evasione fiscale, in particolare nelle aree del Paese dove la propensione è più diffusa e razionalizzando la spesa pubblica, attraverso il taglio degli sprechi, degli sperperi e delle inefficienze».

