ABRUZZO

E dopo lo stop per il caro-carburante arriva il fermo pesca: marinerie in porto dal 16 agosto

Fino al 21 settembre il "fresco" a tavola arriva dalla piccola pesca, dall'attività di acquacultura e/o dai porti più vicini delle Marche e della Puglia. Coldiretti: "I prezzi di vendita al dettaglio sono già aumentati del 10,4% nell'ultimo mese". I consigli per scegliere a tavola

PESCARA. Il fermo pesca torna in Abruzzo il giorno successivo a Ferragosto. Dopo gli scioperi contro il caro-carburante, la marineria deve questa volta forzatamente restare in porto dal 16 agosto al 21 settembre per consentire il ripopolamento della fauna ittica. Stop quindi al pesce fresco a tavola a causa del blocco dell'attività in mare, eccetto quella legata alla piccola pesca e all'acquacultura.

Il fermo biologico dal 16 agosto al 21 settembre interessa tutto  il tratto centrale dell’Adriatico, da San Benedetto a Termoli, che comprende quindi l'Abruzzo. Il resto delle marinerie - dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dall’Emilia Romagna fino a parte delle Marche e della Puglia - sono ferme dal 30 luglio.

Forniture di pesce possono quindi arrivare dai porti più vicini come quelli pugliesi di Vieste e Manfredonia, oppure da quelli più a nord come Civitanova Marche. Da calcolare il costo dei trasporti.

E a questo proposito Coldiretti impresapesca fa notare che il fermo pesca arriva in una situazione in cui i prezzi di vendita al dettaglio per il pesce fresco e refrigerato nell’ultimo mese sono già aumentati del 10,4% per effetto del clima e dell'aumento insostenibile dei costi, mentre il prodotto all’ingrosso è rimasto stabile.

Per quanto riguarda il Tirreno il blocco scatta da Brindisi a Napoli fino a Gaeta dal 5 settembre al 4 ottobre. Il 3 ottobre parte, invece, il fermo da Livorno a Imperia (fino al 1° novembre) mentre per Sicilia e Sardegna l’interruzione delle attività è fissata su indicazione delle Regioni mentre da Roma a Civitavecchia è stato effettuato dal 13 giugno al 12 luglio.

"Come lo scorso anno – spiega sempre Coldiretti  – in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. Nonostante l’interruzione dell’attività sulle tavole delle regioni interessate è comunque possibile trovare prodotto italiano, dal pesce azzurro come le alici e la sarde, al pesce spada, dalle vongole e cozze provenienti dalla barche della piccola pesca e dall’acquacoltura, che assicura anche orate e spigole".

Il consiglio è dunque quello di verificare bene le informazioni in etichetta sui banchi di pescherie e supermercati, ma per assicurare reale trasparenza occorrerebbe arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine anche al ristorante. "Il fermo cade quest’anno in un momento difficile – denuncia Coldiretti Impresapesca – poiché il blocco dell’attività va a sommarsi al caro carburanti con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante".

Non a caso gli arrivi di prodotti ittici dall’estero sono aumentati del 29% in valore nei primi quatro mesi del 2022, secondo un’analisi su dati Istat. Ma a pesare, secondo Coldiretti, sono anche le scelte dell’Unione Europea che hanno portato a una riduzione dell’attività di pesca per un corposo segmento produttivo della flotta peschereccia nazionale a poco più di 120 giorni, pari ad un terzo delle giornate annue, portandola di fatto sotto la soglia della sostenibilità economica. Senza dimenticare gli effetti della siccità con la mancanza di acqua per garantire il ricambio idrico e l’aumento della salinità lungo la costa adriatica.

Resta poi il problema che anche quest’anno l’assetto del fermo pesca 2022 non risponde alle esigenze delle aziende e continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 35 anni di fermo pesca, per alcune specie, è progressivamente peggiorato. "L’obiettivo deve essere quello di tutelare, oltre alle risorse ittiche, anche la sostenibilità economica del settore – ricorda Coldiretti Impresapesca - che rappresenta in molte zone un volano importante anche dal punto di vista turistico". ​

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