Ecco SuperGuido il medico che cura l’emergenza Italia

Inizia in Africa vola in Thailandia approda all’Unicef infine dà vita e slancio alla Protezione civile.

PESCARA. Quelli della Marvel Comics lo avrebbero messo subito sotto contratto assieme a Capitan America e ai Magnifici quattro. E il vecchio Stan Lee non si sarebbe neanche scomodato a disegnargli il costume. Perché Guido Bertolaso il costume ce l’ha già e funziona: una polo blu a maniche corte con reverse tricolori e quel nastro di Moebius, anch’esso tricolore, circondato dal logo Protezione civile: la sua creatura, incarnazione perfetta dell’imperfetto sogno italiano. Un posto dove tutto funziona e le cose si fanno in fretta in un paese dove nulla funziona, dove il provvisorio è permanente, dove molte bugie si trasformano in ricordi e i ricordi in storia patria.

A tutto questo SuperGuido Bertolaso oppone la sua etica del fare («Sono un uomo d’azione», dice di sè) con quella noncuranza per il rischio imparata in casa dal padre Giorgio, generale dell’aeronautica, vicentino di Orgiano. Uno che quando era in servizio partecipò alla difesa della Sicilia nel 1943 e collaudò il primo caccia F104. Da civile fece il giro del mondo col bimotore “Bebè” e a 84 anni si lanciava ancora col paracadute.

Da tanta scuola Guido Bertolaso, classe 1950, può decollare con i motori al massimo. Studia medicina a Roma con gli occhi rivolti al Terzo Mondo e al destino degli ultimi. Il suo relatore di tesi nota lo slancio e commenta preoccupato: «Lei è un idealista, avrà molte delusioni». Il giovane Guido finge di non sentire e si iscrive a Liverpool a un master in medicina tropicale. Il suo idolo è Albert Schweitzer il medico musicista e premio Nobel, fondatore di un ospedale nel Gabon. Dopo il master l’Africa diventa la sua terra d’azione. Segue come un rabdomante epidemie, siccità e alluvioni. Col suo passo dinoccolato attraversa ogni emergenza umanitaria in Mali, Senegal, Burkina Faso.

L’Unicef lo vorrebbe anche in Somalia ma lo chiama la Farnesina dove ministro degli esteri è Giulio Andreotti, che SuperGuido considera un maestro. Gli dicono che c’è un ospedale da gestire in Thailandia, a Ta-Phraya per i profughi cambogiani in fuga da Pol Pot. Bertolaso si imbarca ma scopre che al posto dell’ospedale c’è una risaia. Resta due anni, mette in piedi quattro padiglioni, il giorno della sua partenza recupera una bandiera tricolore finita per sbaglio in una discarica e torna in Italia. In quel gesto, atletico e patriottico, c’è tutto SuperGuido.

A 40 anni comincia la cerriera nelle istituzioni. Viene nominato dirigente generale della presidenza del Consiglio. Tre anni dopo è vicedirettore esecutivo dell’Unicef a New York dove si occupa di adozioni internazionali, sfruttamento minorile, pedofilia, mine antiuomo.
L’incontro ravvicinato con la politica arriva nel 1998 con il Giubileo. Lo chiama il sindaco Francesco Rutelli. A Tor Vergata in occasione della Giornata mondiale della Gioventù lo si vede al volante della macchina di Papa Giovanni Paolo II.

Nel 2001 approda alla Protezione civile. Sembra un secolo fa e sono solo nove anni. Perché da quella data Bertolaso è dappertutto. Fiorello arriva a dire che Superguido ha al suo servizio 106 controfigure. Il giornalista Aldo Cazzullo lo definisce “dannunziano tecnologico”. La Protezione civile è sempre dov’è una tragedia. Ma ormai è anche dove si celebra un grande evento. Il governo ha capito che in un paese disorganizzato come l’Italia la Protezione civile è la formula che apre tutte le porte. Grazie anche al regime commissariale col quale opera. Lo capisce il centrosinistra con Romano Prodi. Lo capisce il centrodestra con Silvio Berlusconi.

La Protezione civile diventa il “sistema Protezione civile”. Bertolaso passa dal terremoto in Molise a organizzare i mondiali di ciclismo di Varese, dall’emergenza rifiuti di Napoli che risolve in 58 giorni, al mancato e fatale G8 della Maddalena, dal 4º centenario di San Giuseppe da Copertino, all’Expò di Milano, ai festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Anche quando si tratta di finanziare i Giochi del Mediterraneo a Pescara i fondi vengono messi sul bilancio della Protezione civile anche se poi non è Bertolaso a occuparsene ma Mario Pescante. Infine arriva l’anno del terremoto all’Aquila. Bertolaso è in Abruzzo dalle prime ore del sisma e vi resta fino al 31 gennaio realizzando quello che a molti appariva irrealizzabile. Al passaggio di consegne con Chiodi, Berlusconi annuncia la sua nomina a ministro. Resterà un ricordo?