L'OMICIDIO DI EMANUELE FADANI

Elvis catturato ad Alba

Preso vicino alla piazza dei funerali, la folla assedia la caserma. Il rom ricercato era nascosto in un palazzo. Spunta anche una testimone del delitto «Quella notte ho visto tutto»  In tremila per l’addio a Fadani, straziante saluto della figlioletta. La famiglia: nessun perdono

ALBA ADRIATICA. La tensione è ancora alta in città: le scuse della comunità rom per l'omicidio a botte di Emanuele Fadani, il commerciante di 37 anni, sembrano non essere accettate. La calma dopo l'arresto del terzo zingaro latitante e il tentativo di aggredirlo all'uscita della caserma nel trasferimento al carcere aveva fatto pensare a un ritorno alla serenità nella comunità albense dopo il delitto e invece la protesta e la richiesta di giustizia sono tornate a farsi sentire ad Alba Adriatica.

Che sia garantita la certezza della pena per i colpevoli del delitto sono tornati a chiederlo Fabrizio e Alex Fadani, i fratelli della vittima, nel corso del collegamento in diretta in una trasmissione televisiva nel pomeriggio.

Fabrizio in particolare, dopo aver ringraziato i carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica "per l'egregio lavoro svolto e per aver assicurato alla giustizia gli assassini di mio fratello", è tornato a chiedere alla magistratura "la garanzia del diritto", come fatto nel suo intervento dai toni aspri durante le esequie.

Ma nel corso dello stesso collegamento hanno fatto sentire la loro voce, adesso di paura, anche i rappresentanti di alcune famiglie Rom, "attaccate" dalla reazione della gente comune che ha assaltato con pietre e altri oggetti le loro abitazioni subito dopo l'arresto di due dei tre zingari, martedì scorso.

"Anche noi porgiamo le nostre condoglianze a Fabrizio - hanno detto i due giovani zingari - ma chiediamo più tutela e rispetto per la nostra comunità che non può essere presa di mira per il gesto, sbagliato, di uno soltanto". Un appello che ha incontrato soltanto un coro di protesta e di fischi da parte dei numerosi cittadini di Alba Adriatica che, alla presenza del sindaco Franchino Giovannelli, era in piazza per il collegamento in diretta

Sono in molti, in riva all'Adriatico teramano, a sottolineare che l'omicidio di martedì scorso ha rotto definitivamente quel difficile equilibrio sociale che manteneva in una convivenza forzata la comunità di etnia Rom, circa un centinaio di persone, e il resto della cittadina di poco meno di 12mila abitanti.

Forse, per i Rom il rientro nelle loro abitazioni non sarà cosa dei prossimi giorni: le loro case sono disabitate dopo l'assalto violento dei giorni scorsi, il bestiame, soprattutto i loro preziosi cavalli, sono stati spostati dai campi circostanti l'arenile al confine con Villa Rosa e l'argine destro del torrente Vibrata.

Segnali inequivocabili di una fuga precipitosa e di un improbabile rientro in tempi brevi. Sul fronte opposto, c'è chi urla che "deve caricarseli qualche altro Paese vicino" e altri che addirittura invocano la confisca della lussuosa villa alle porte di Alba Adriatica di proprietà di un clan rom senza reddito, per destinarla a "ludoteca o biblioteca".

E lunedì inizia un'altra settimana, importante per le indagini: l'ex uccel di bosco Elvis Levakovich, al quale le porte spalancate della cella hanno tolto dalle labbra quel sorriso beffardo mostrato alla vista delle manette, sarà faccia a faccia con il giudice per difendersi dalle accuse del testimone e dei complici di aver ammazzato a mani nude Emanuele.