Espulso dal Pd il senatore Lusi

I revisori dai pm: artifici contabili dal 2007

ROMA. Il verdetto della commissione dei garanti è arrivato nel pomeriggio di ieri: l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi è stato espulso dal Pd. Per essere più corretti, «cancellato dall'albo degli eletti e dall'anagrafe degli iscritti» perché «incompatibile» con il partito. Una decisione «inappellabile» presa all'unanimità, ha detto il presidente della commissione, Luigi Berlinguer, al termine della riunione. Lusi non potrà fare ricorso «perché non esiste alcun grado sopra la commissione», ha spiegato ancora Berlinguer definendo «molto gravi» i reati contestati a Lusi - l'appropriazione indebita di 13 milioni di euro - e dallo stesso ammessi: «reati che hanno danneggiato il Pd e preoccupato l'opinione pubblica». «Un'espulsione volutamente infamante», è stato invece il commento di Lusi.

La sanzione decisa è dunque la più grave prevista dallo statuto. Al contrario all'indagato reoconfesso non potrà essere imposto di dimettersi dalla carica di senatore: giuridicamente questo non può avvenire. Ci può essere una richiesta politica, ma una decisione in tal senso spetta soltanto a lui. E lui, per il momento, pur se espulso dal partito e dal gruppo, resta membro della giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama che proprio domani si riunirà per deliberare sul caso di Alberto Tedesco.

Nell'annunciare il verdetto Berlinguer non ha nascosto lo stato d'animo in cui è maturata la misura: «Queste decisioni sono sempre tristi perché riguardano una patologia, ma noi abbiamo gli antibiotici», ha commentato. Ma «l'espulsione era un atto doveroso. Non poteva andare diversamente poichè si tratta di un reo confesso che ha rubato denaro pubblico. Ritengo che ora Lusi debba lasciare il suo seggio in Parlamento, in un Paese normale dopo un fatto simile ci si ritirerebbe a vita privata», ha detto il senatore Ignazio Marino definendolo «un traditore».

L'inchiesta penale aperta dalla procura di Roma, mentre l'ex leader della Margherita Francesco Rutelli scarica Lusi e dice «siamo stati fregati», si allarga intanto a macchia d'olio. Anzi. I professori Gaetano Troina, Giovanni Castellani e Mauro Cicchelli, i tre revisori dei conti che lo scorso anno hanno firmato la relazione sul rendiconto 2010 della Margherita, sono stati ascoltati ieri come persone informate sui fatti dai pm di piazzale Clodio. E ai magistrati hanno detto di aver scoperto «artifici contabili nei bilanci che andavano avanti dal 2007». «Quando ci siamo accorti che dietro a certe cifre c'era un'altra verità, siamo saltati sulla sedia. Lì sopra - ha detto Troina - c'erano scritti fagioli e invece erano patate». (n.a.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA