Export, l'Abruzzo vola a +18,8%

Ma sono ancora lontani i fatturati registrati nel 2008, prima della crisi

PESCARA. Nel 2010 le esportazioni delle aziendi abruzzesi hanno registrato un incremento del 18,8%, di oltre tre punti superiore alla media nazionale che è stata del 15,7%. La regione si è classificata sesta in italia per aumento percentuale dell'export. In termini di valore, le esportazioni sono state pari a 6 miliardi 212 milioni di euro, contro i 5 miliardi 229 milioni del 2009. Recuperato dunque quasi un miliardo, segno indiscutibile di ripresa. Basti confrontare i dati del 2009, dove tutti gli indicatori dei settori presentavano il segno negativo. Oggi tutti i settori hanno segni positivi, ad eccezione dei mobili (-7,5%) e del tessile-abbigliamento (-0,8%), i settori più esposti alla concorrenza dei paesi emergenti.

La crisi è comunque lontana dall'essere alle nostre spalle. La crescita del 2010 è infatti registrata sul 2009, un anno nero per l'economia abruzzese. In quell'anno l'industria regionale registrò un calo del -31,7% nell'export rispetto al 2008, con punte del -52% nel settore degli autoveicoli. Nel 2008 le esportazioni abruzzesi raggiunsero un fatturato di 7 miliardi 640 milioni di euro. Dopo l'estate la crisi cominciò a mordere gli Usa per arrivare in Europa tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009. E' dunque il valore del 2008 il riferimento per capire quanto l'Abruzzo stia recuperando. All'appello manca ancora 1 miliardo 428 milioni.

Tornando al 2010, analizzando ai settori l'Abruzzo guadagna negli autoveicoli +61,7% (dunque Sevel e Honda), nei prodotti chimici +19%, nelle attività manifatturiere in genere +18,6%, negli alimentari +13,5%, nei prodotti di estrazione di cave e miniere +66,8%.

Andando al dato nazionale, particolarmente elevato è stato l'aumento registrato per l'Italia insulare (+51,7%), dovuto al forte incremento delle esportazioni di prodotti petroliferi raffinati. Anche l'Italia centrale e quella meridionale registrano aumenti superiori alla media nazionale (+17,2 e +15,9%).

Nel giorno della diffusione dei dati sull'export, esperti del mondo del vino e di marketing commerciale si sono interrogati a Verona su come recuperare il gap del mercato interno italiano che, al contrario dell'export in continua ascesa, vede un calo dei consumi di vino proprio nel primo Paese produttore al mondo. «Il vino italiano di qualità», ha spiegato Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc nel dibattito sul web a Vinitaly «gode di corsie preferenziali sui mercati esteri. Ma il mercato italiano non va trascurato, perché la crescita dell'export non compensa affatto le perdite dei consumi interni».

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