Fiat studia un contratto per la Sevel

Verso il referendum mentre continua la polemica sulla frase di Marchionne

PESCARA. Le parole di Marchionne all'indirizzo della Sevel hanno lasciato il segno. Ma mentre in Val di Sangro continua la polemica a distanza, a Roma si parla del futuro della fabbrica più grande d'Abruzzo (6mila operai). Dopo l'uscita di Fiat da Confindustria si va verso un contratto di Gruppo e una trattativa di secondo livello per gli stabilimenti: ci sarà quindi un contratto Sevel.

Fiat sta preparando il terreno per una nuova contrattazione. È quanto emerge dall'ultimo incontro con Cisl, Uil e Fismic a Roma. Ad un impegno industriale che risponda al progetto Fabbrica Italia e che confermi gli investimenti Fiat i sindacati hanno mostrato disponibilità ad un contratto nazionale che valga per tutto il gruppo Fiat e ad una contrattazione più specifica di secondo livello che riguardi ogni stabilimento. Ecco dunque prospettarsi anche per Sevel l'ipotesi di un referendum stile Pomigliano e Mirafiori.

I PROGRAMMI.
Nello stabilimento del furgone Ducato ad Atessa sono partiti i colloqui per i 250 lavoratori che da settembre sostituiscono i trasfertisti. Come stabilito nell'accordo di settembre i precari possono passare ad un contratto a termine in pochi mesi.

Entro la prima settimana di novembre invece dovrebbe partire in Sevel la sperimentazione Ergo Uas. Alcuni tecnici dovranno studiare le linee di montaggio e osservare i movimenti ripetitivi degli operai, i tempi e le posture per l'applicazione di una nuova metrica di lavoro che taglierebbe i tempi morti.

LA POLEMICA.
A far discutere è tuttavia ancora la frase pronunciata da Marchionne a Torino sugli straordinari alla Sevel e con la quale la fabbrica del Ducato non ha fatto certo una bella figura. «Le dichiarazioni di Marchionne, in un paese civile, sarebbero semplicemente vergognose», commenta il segretario regionale di Rifondazione comunista Marco Fars: «Marchionne ha di fatto abrogato il diritto di sciopero, visto che definisce chi lo esercita come un fannullone che non si presenta a lavorare, con qualche complicità in tale atteggiamento da parte di Cisl». Fars ricorda che Marchionne «è al 100% degli investimenti promessi in Italia, mentre si dedica scientificamente alla demolizione dei diritti e all'aumento dei ritmi di lavoro e dunque allo sfruttamento dei lavoratori, che giustamente scioperano». «La demolizione del contratto nazionale di lavoro va in questa direzione», aggiunge «l'equazione è semplice: meno diritti, più profitti. Ciò non serve a uscire dalla crisi, serve solo a vendere meglio le azioni Fiat nel mercato finanziario».

«Le dichiarazioni dell'ad Fiat sui lavoratori della Sevel lasciano tutti perplessi», afferma Romeo Pasquarelli dell'Idv provinciale: «Se c'è un problema di rappresentanza e democrazia lo si risolve per via legislativa e in Parlamento giace una proposta di legge popolare, sottoscritta da migliaia di lavoratori, su iniziativa della Fiom e depositata dal gruppo parlamentare dell'Italia dei valori. Naturalmente nessuno si degna di discuterla e si preferisce scrivere un obbrobrio legislativo che permette a Fiat, e non solo, di delegare alle leggi dello Stato, cosa che non sarebbe ammissibile in nessuno Stato moderno».

Secondo Pasquarelli i lavoratori della Sevel subiscono «un ingiusto atteggiamento poiché è lo stesso Marchionne a ribadire che chi non effettua gli straordinari non fa altro che esercitare un proprio diritto, cioè il diritto allo sciopero sancito dalla Costituzione e non solo da regole sindacali». ««Forse è iniziata la campagna mediatica per giustificare l'introduzione del "modello Pomigliano" anche nello stabilimento dei record», continua, «sapendo che con un eventuale referendum verrebbe probabilmente respinto, si cerca di aggirare l'ostacolo trovando l'accordo con quei sindacati più disponibili e che comunque rappresentano meno di un terzo dei lavoratori».

CIG A TERMOLI.
In serata è arrivata un'altra notizia che certo non rasserena l'ambiente attorno a Fiat. nello stabilimento di Termoli è stata annunciata nuova cassa integrazione.
Lo stop riguarderà il comparto motori 8 e 16 valvole a partire dal prossimo 21 novembre per 7 giorni. È stata invece in parte revocata la cassa integrazione per gli operai dei cambi nella tornata di «fermo» che partirà lunedì. (a.mo. e d.d.l.)

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