Fim e Uilm: l'accordo va firmato per la Sevel

Critiche alla Fiom: risponde a ragioni nazionali. E domani ad Atessa arriva Landini

ATESSA. Non si può raccogliere l'appello della Fiom provinciale a non firmare l'accordo Fiat-sindacati in discussione da lunedì scorso a Torino. È troppo tardi e non ci sono alternative. Sono ferme sulle posizioni assunte dai direttivi nazionali le segreterie provinciali di Fim-Cisl e Uilm-Uil. L'accordo s'ha da fare. Ne va della sicurezza del posto di lavoro dei 6mila e 200 dipendenti della Sevel.

E di tutta una serie di questioni che Fim e Uilm non vogliono lasciare all'appannaggio esclusivo della Fiat. Come ad esempio la specificità della fabbrica del furgone Ducato e la sua posizione di vantaggio produttivo rispetto a tutte le altre fabbriche della galassia del Lingotto.

Il contratto di Fiat-auto destinato ad 86mila lavoratori del gruppo, secondo Fim e Uilm, va firmato e difeso soprattutto in un contesto delicato, faticoso e impervio come quello che si sta rivelando in questi lunghi giorni all'Unione industriali a Torino.

Chi sul tavolo ci è arrivato, grazie a tutta una serie di trattative o «concessioni a Fiat» come le chiama Fiom, non è disposto a lasciarlo.

«Quello di Fiom è un appello non condivisibile» taglia corto Domenico Bologna (Fim), «prima di tutto perchè se noi non firmiamo non si impedisce a Fiat di uscire dal contratto nazionale, e poi perchè il contratto ormai vale solo per Fim e Uilm, come si può abbandonare il tavolo?».

«Il nostro compito», prosegue Bologna, «è quello di strappare le migliori condizioni possibili, non possiamo lasciare i nostri lavoratori alla mercè della Fiat. Il nostro tentativo l'avevamo fatto provando a fare un contratto dell'auto con Federmeccanica, e anche lì la Fiom non c'era e ancora oggi decide di non voler giocare la partita per la tutela dei lavoratori».

Nicola Manzi, segretario provinciale della Uilm lancia al collega della Fiom Marco di Rocco una controproposta: «Perché non firma con noi pensando al suo territorio invece che rispondere a dinamiche poltiche nazionali?».

«Va premesso», prosegue Manzi «che sono dieci anni che la Fiom non firma diversi contratti nazionali dei metalmeccanici e che siamo davanti ad una disdetta di tutti gli accordi Fiat precedenti: abbiamo quindi la necessità e l'urgenza di dare ai nostri lavoratori una continuità contrattuale e salariale».

«Le prospettive», sottolinea il segretario provinciale Uilm «sono quelle di una crisi nazionale dove si possono mettere in discussione ciò che fino a ieri non lo era: lavoro e contratto. Noi abbiamo deciso di stare accanto ai lavoratori, vogliamo tenere lo stabilimento di Sevel e salvaguardare gli interessi e i diritti di 6.200 posti di lavoro».

Intanto la trattativa di Torino prosegue ancora oggi a ritmo serrato. La Fiom, esclusa dal tavolo, prepara invece nuove azioni di lotta. In contrada Saletti, dove si trova l'unico stabilimento produttivo, domani è previsto l'arrivo del segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, che incontrerà i lavoratori in fabbrica.

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