Fira, Masciarelli patteggia ed esce dai processi

L’ex presidente patteggia 3 anni e quattro mesi per le inchieste Fira e Sanità

PESCARA. «Io sto con il partito dei soldi»: è la frase pronunciata al telefono da Masciarelli e che, in questi anni, è rimasta cucita addosso all'ex presidente della Fira. Imputato nel processo sulla finanziaria regionale e in quello della Sanità, Masciarelli ha patteggiato 3 anni e 4 mesi.

La sentenza del giudice Marco Bortone è arrivata intorno a mezzogiorno nell'aula 5, a pochi metri di distanza dall'altra aula, la maxi numero 1 in cui si celebrava l'udienza per il processo che vede come imputato principale Ottaviano Del Turco. Per Masciarelli, anche ieri assente in aula, il giudice per l'udienza preliminare ha disposto anche la confisca di 4 mila euro, il 50 per cento della somma depositata su un libretto fruttifero intestato al'ex presidente e alla moglie. Inoltre, l'ex presidente Fira è stato condannato a pagare 20 mila euro alle parti civili: 10 mila alla Fira e 10 mila alla Regione Abruzzo. Nell'udienza, il pm Anna Rita Mantini e il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini hanno chiesto anche la confisca della metà della casa di Chieti del manager, ma il giudice non si è pronunciato.

Un manager potente con forti agganci nel territorio, Masciarelli, con capacità superiori alla media. E' così che in questi anni di udienze è stato descritto l'ex presidente della Fira: 45 anni, originario di Chieti, l'uomo alla «cabina di regia di un comitato d'affari», come disse la procura, di una maxi truffa da 16 milioni di euro alla Regione che si sarebbe consumata tra il 2002 e il 2004 con la complicità di dirigenti Fira, imprenditori e professionisti. Arrestato il 27 ottobre 2006 nell'ambito dell'inchiesta Fira e posto ai domiciliari il 14 luglio 2008, giorno in cui venne decapitata l'ex giunta di centrosinistra di Del Turco. La Fira e la Sanità, la madre di tutte le inchieste dalla cui costola si è sviluppata in seguito l'altra indagine sulla presunta malasanità.

Masciarelli ha già scontato sei mesi e, nell'ottobre scorso, con una mossa a sorpresa il suo legale Giuliano Milia ha chiesto di patteggiare 3 anni e 4 mesi per ambedue i processi. Adesso, a distanza di una settimana dai 27 rinvii a giudizio nello scandalo della finanziaria regionale, anche la posizione di Masciarelli è stata definita. Resta in piedi soltanto quella dell'ex vicepresidente della Fira Vincenzo Trozzi, anche lui imputato in ambedue i procedimenti, e che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Per Trozzi, la sentenza arriverà il 6 giugno ma, intanto, ieri mattina, il pm Anna Rita Mantini e il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini hanno avanzato la richiesta: 2 anni di reclusione e la confisca di circa 200 mila euro corrispondente al reato di truffa. Per Masciarelli sono comunque cadute alcune imputazioni: quelle più blande o perché «il fatto non sussiste» o perché soccombenti alla prescrizione perché lo scorrere del tempo ha parzialmente minato il processo. La prima inchiesta che ha dato il via alla stagione sulla corruzione nella pubblica amministrazione porta la data del 2006 ed è stata chiusa nel 2008 dal pm Filippo Guerra. L'anno successivo, è passata nelle mani di Andrea Papalia che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio prima di trasferirsi a Palmi. Il fascicolo, infine, è passato nelle mani dei magistrati Mantini e Tedeschini che, con l'ombra delle prescrizioni, hanno asciugato i capi d'imputazione.

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