Gabbie salariali, Abruzzo penalizzato

Coro di no al piano della Lega di differenziare gli stipendi da nord a sud.

PESCARA. «Differenziare i salari tra i lavoratori del nord e quelli del sud, è una ipotesi inutile e pericolosa. Ma i danni già sono stati fatti». Enzo Giammarino, direttore regionale della Confesercenti si lancia subito nella polemica. Per lui le «gabbie» già ci sono e penalizzano i lavoratori abruzzesi ma insistere «come fa la Lega significa, voler dividere il Paese». La Confesercenti fa qualche calcolo e si capisce subito che in Abruzzo un impiegato e un operaio di una impresa privata prende il 20-30% in meno, rispetto al collega del nord. «Le “Gabbie” non solo sono ingiuste, ma su questo potremmo discutere e trovare un punto di equilibrio, ma è un discorso pericoloso perchè mina l’unità del Paese», prosegue Giammarino, «Non è un caso che questa proposta viene portata avanti della Lega.

Prima la Lega ha fatto un lavoro politico legittimo dal punto vista del radicamento nel territorio del nord poi ha iniziato, forte di una sua posizione di governo a dare corpo a progetti che che puntano a creare barriere tra cittadini. Con l’idea delle “Gabbie”, infatti riemergerebbero con prepotenza i peggiori corporativismi e le solzioni populiste». Eppure anche il direttore di Confesercenti ammette che qualcosa anche in Abruzzo deve cambiare. «Noi abbiamo un deficit competitivo ma non è un problema legato alle imprese», dice Giammarino, «c’è invece una scarsa efficenza e competenza della classe politica che amministra la cosa pubblica. Sono 16 anni in Abruzzo che non abbiamo un governo regionale in grado doi governare la Regione e lasciare un bilancio in equilibrio». Preoccupato anche il sindacato. «Il problema non sono le retribuzioni, ma la questione della piena occupazione, che al sud non esiste».

A sostenerlo è il segretario della Cgil Abruzzo, Gianni Di Cesare, contrariato dal dibattito sulle “Gabbie salariali”, che definisce «una finzione mediatica che ha solo scopi politici», ma che ignora, «i veri problemi del paese: la disoccupazione al sud, dove la maggior parte delle donne non lavora». «Ma se vogliamo evitare il paradosso di far diventare chi è già povero sempre più povero», aggiunge il sindacalista, «dobbiamo favorire la piena occupazione al sud e una redistribuzione più equa del reddito». Nel mondo della scuola non ci sono «Gabbie» ma a ben vedere ci sono delle differenze di stipendio, perchè al nord le scuole percepiscono più fondi per iniziative collaterali che vengono poi assegnati ai docenti, con un incentivo nella busta paga. «Gli stipendi di docenti, bidelli e amministrativi», spiega Andrea Leonzio della Cisl, «sono uguali in tutto il paese, sia per il contratto nazionale, sia per quello decentrato d’istituto».
Si tratta del contratto integrativo che assegna un fondo a ciascun istituto scolastico sulla base di parametri uguali in tutt’Italia. Ma la differenza scatta quando intervengono le Regioni. «Al nord le amminstrazioni locali» racconta Leonzio, «finanziano le iniziative e i progetti dei vari istituti molto più che al centro-sud: ad esempio corsi di informatica o iniziative per l’inserimento degli studentinel mondo del lavoro. E i fondi vanno a finire anche nelle tasche dei dipendenti».