Il Friuli perde la sua voce più forte Carlo Sgorlon

Carlo Sgorlon è morto alle 20 del giorno di Natale a Udine. Lo scrittore aveva 79 anni, era nato a Cassacco (Udine) il 26 luglio 1930. Con i suoi libri ha vinto oltre quaranta premi letterari, tra cui il Supercampiello (due volte, unico tra gli scrittori italiani contemporanei), lo Strega, il Nonino, il premio Flaiano a Pescara nel 1997 (coincidenza nello stesso anno di Giulio Bosetti, morto alla vigilia di Natale) e il premio Scanno nel 2006. Per molti anni è stato professore di italiano nelle scuole. I funerali si svolgeranno martedì alle 12 nella chiesa di San Quirino, a Udine.

Sgorlon era dotato di una vena di realismo magico che lo accomunava all’autore sudamericano Gabriel Garcia Marquez, da lui peraltro molto amato. Il suo Friuli e le sue saghe sono state fonte inesauribile della sua poetica, dei personaggi creati e delle sue riflessioni. Un amore - come lamentò egli stesso - non sempre corrisposto, tant’è che nella sua biografia, «La penna d’oro» (2009, Morganti) lo scrittore descrisse il suo isolamento dagli altri autori ma soprattutto il fatto che la sua terra natale non lo avesse ricambiato in forme piene e convinte. Colpa - suggerì - del carattere dei friulani. Eppure sia l’uno sia l’altro si devono molto.

Sgorlon, figlio di piccola borghesia, è stato in un certo senso un autodidatta: a un inizio di studi incostante è seguita a 18 anni l’ammissione alla Normale di Pisa e poi la laurea in Lettere con una tesi su Kafka e la specializzazione a Monaco di Baviera. Ma il suo posto sarà la scuola, dove svolse gran parte del suo insegnamento di Lettere.
Il primo romanzo è «Il vento nel vigneto» (1960), riscritto in lingua friulana nel 1971, con il titolo «Prime di sere». Già da allora è il mondo contadino ad avere la parte principale, anche se Sgorlon scrittore che non disdegna temi diversi come dimostrano i successivi «La poltrona» (1965), «La notte del regno mannaro» (1967) e «La luna color ametista» (1970).

Il successo arriva con «Il trono di legno» (1973): storia di un affabulatore di vicende fantastiche, erede inconsapevole di una cultura sotterranea e misconosciuta. Escono poi «La regina di Saba» (1975), ritratto di una misteriosa figura di donna, e «Gli dei torneranno» (1977).

Il devastante terremoto del 1976 avrà eco in «La carrozza di rame» (1979).
Nel 1985 è la volta dello Strega con «L’armata dei fiumi perduti» imperniato sulla tragedia di due popoli: quello cosacco e quello friulano.
Arrivano poi «Il quarto re mago», «I sette veli», «La fontana di Lorena»,«La tribu», «La foiba grande» sugli eccidi di massa in Friuli, «Il regno dell’uomo» (1994) e quindi «La malga di Sir» (1997, premio Flaiano) incentrato sullo scontro di Porzus dove fu ucciso dai partigiani comunisti il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido Alberto, partigiano anche lui.

L’ultimo libro è stato «Il velo di Maya» (2006). Postumo uscirà «Ombris tal infinit (ombre nell’infinito)» in lingua friulana. Quasi tutti i suoi libri sono stati editi da Mondadori.
(c.s.)