VINITALY

Il Montepulciano conquista Cina e Giappone

Gli importatori asiatici confermano l’attenzione verso il prodotto abruzzese, per Coldiretti il nostro rosso è il vino italiano che dà più lavoro a livello locale

VERONA. Secondo giorno di fiera per i produttori abruzzesi a Verona, un Vinitaly meno affollato con una selezione naturale dei visitatori - più operatori di settore, meno appassionati - in ogni caso soddisfacente al padiglione 12. Il protagonista della giornata nello Spazio Abruzzo è stato il Montepulciano d'Abruzzo, nelle due declinazioni Doc e Docg Colline Teramane, giusto pendant con la notizia del giorno nell'economia del vino, diffusa da Coldiretti al Centro Servizi Arena in occasione del Vinitaly.

Notizia secondo cui, con un totale di 19,4 milioni di ore impiegate all'anno in provincia di Chieti, il Montepulciano d'Abruzzo Doc è il vino italiano che dà più lavoro a livello locale.

«Non è un dato che ci stupisce» commenta Mimmo Pasetti, presidente di Coldiretti Abruzzo «perché è un vitigno e quindi un vino dalle potenzialità notevoli che ha una elevata plasticità, ovvero la capacità di esprimere prodotti completamente diversi in base alle condizioni ambientali e alle cure agronomiche ed enologiche. Questa versatilità che pochissimi vini al mondo hanno di adattarsi a rendere una vasta gamma di tipologie vinicole, recepita dal mercato, giustifica questo primato». Ma il vero primato il Montepulciano vorrebbe averlo per qualità delle sue produzioni migliori, quelle prodotte e imbottigliate in regione. Ne sono convinti tanti vignaioli impegnati in fiera per far conoscere le sfaccettature dei propri Montepulciano dalle quattro province regionali. Come il giovane Nic Tartaglia, al suo primo Vinitaly, che ha rilevato l'azienda paterna creando una sua linea di vini fra cui il giovane e schietto Montepulciano 2015, al debutto. Come Enrico Marramiero, che ha presentato il Montepulciano d'Abruzzo “Dante Marramiero” Doc Riserva 2007, prodotto solo nelle annate eccellenti e messo in commercio a dieci anni dalla vendemmia, o come la cantina Barone Cornacchia che ha rilanciato l'etichetta del Casanova con l'annata 2015, Montepulciano biologico dal taglio moderno e beverino. La denominazione di eccellenza del Montepulciano, la Docg Colline Teramane, è stata invece al centro della degustazione organizzata dal consorzio di tutela teramano per i buyer asiatici, alla scoperta delle espressioni enologiche della provincia. «Con la nostra batteria di produttori abbiamo fatto una panoramica sul Colline Teramane» spiega il presidente del consorzio Alessandro Nicodemi «e gli importatori provenienti da Cina, Giappone e Corea hanno confermato l'attenzione per i vini abruzzesi, in particolare per il Montepulciano d'Abruzzo mostrando grande interesse per la nostra Docg. Gusti e obiettivi dei mercati emergenti stanno cambiando» continua Nicodemi «e la domanda adesso chiede vini contraddistinti da autenticità, produzioni di nicchia, comprensori ben definiti e leggibili come il nostro. È stato un incontro molto positivo che ha permesso alle aziende del consorzio di stringere rapporti commerciali diretti». Nel pomeriggio invece si è tenuta la bella degustazione “Montepulciano d'Abruzzo 2007: 10 anni e più...” curata dal Consorzio di Tutela Vini d'Abruzzo, presieduto da Valentino Di Campli, con 10 etichette: dal Fosso Cancelli di Ciavolich all'Hariman di Pasetti, dal Vigna Concetta di Speranza allo Spelt di La Valentina, dal Brune Rosse di Torre Zambra al Neromoro di Nicodemi e ancora Tenuta Di Sipio, Marchesi de' Cordano, Bottari e Cantina Frentana.

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