Il Pd sul caso Tancredi: "Chiodi deve spiegare"

Paolucci al presidente della Regione: "È una questione etica non giudiziaria, i nodi vanno sciolti per ridare spazio alla politica. Chiarezza anche sulla sanità, nessuno sa quali sono le cifre vere"

PESCARA. «La vicenda del crac Di Pietro è solo l'ultima, grave e inquietante, di questi mesi. Se Chiodi non chiarisce quanto sta avvenendo e se non agisce per ripristinare al più presto le regole della trasparenza, rischia di portare l'Abruzzo in una nuova questione etica e morale». Dopo l'Idv, anche il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci interviene sulla difficile stagione politica del governatore. Per Paolucci però vicenda morale non equivale a vicenda giudiziaria.

«Invoco chiarezza proprio per evitare l'intervento della magistratura». Per il Pd i nodi vanno tutti declinati sul versante della trasparenza. «Nell'estate 2010», spiega Paolucci, «denunciammo con forza l'emergere di un sistema-Chiodi fatto di amici piazzati nei luoghi chiave del potere regionale, a partire dal ruolo del socio di studio Carmine Tancredi in Abruzzo Engineering (la Regione chiese, una consulenza al professionista teramano per visionare i bilanci della società in vista della messa in liquidazione, ndr)».

Tancredi è ora coinvolto, come testimone, non è infatti indagato, alla storia del crac da 15 milioni di alcune società dei fratelli Di Pietro di cui il socio di Chiodi è commercialista, (vedi in basso gli sviluppo giudiziari). Paolucci chiede ora al governatore un comportamento coerente con la sua funzione: «Chiodi, non è un professionista qualsiasi, ma il presidente degli abruzzesi. Uno che ha una posizione pubblica di quella rilevanza, deve fare chiarezza su alcune questioni che anche indirettamente possono toccare il suo ruolo. Negli Usa c'è un antitrust durissimo che interviene quando non c'è una netta separazione tra cariche pubbliche e incarichi privati. Da questa vicenda emerge che in alcun contesti una separazione è necessaria. Ma Chiodi fa il contrario: dice che si fida del suo socio. Fa dunque il contrario di quello che un liberale farebbe negli Stati Uniti».

Analoga situazione Paolucci la riscontra nella sanità: «Mentre Chiodi continua ad attaccare chiunque gli capiti a tiro pur di nascondere le gravi responsabilità politiche del suo governo, nelle Asl scoppiano parentopoli ed emergono promozioni dal sapore politico ed elettorale, i conti vengono smentiti da fonti ministeriali sui quotidiani nazionali». E se Chiodi smentisce, come ha fatto, il Corriere della Sera sul deficit da 63 milioni registrato nel terzo trimestre del 2011, Paolucci gli obietta che «sono mesi che non si fa una riunione in nessuna sede istituzionale in cui si dica con chiarezza quali sono i conti. E questo dopo 3 anni di commissariamento». Discorso analogo investe la ricostruzione post-sisma «assediata da affaristi che la magistratura respinge con la sua azione».

Cosa dovrebbe fare il governatore secondo il primo partito di opposizione? «Porti in Consiglio regionale i veri conti della sanità», dice Paolucci, «dica quale è il ruolo del suo socio in questa vicenda, apra le porte del palazzo regionale. Lo faccia per tutelare la dignità dell'Abruzzo».

La dura presa di posizione del segretario del Pd si salda con quella dell'Italia dei Valori che da settimane incalza Chiodi sulla vicenda Tancredi. Il consigliere regionale Cesare D'Alessandro ha rivolto dieci domande pubbliche al governatore.

«Chiodi ha il dovere morale e politico di rispondere e chiarire in quanto uomo pubblico», ha spiegato D'Alessandro. L'esponente dell'Idv chiede al governatorie di rompere il silenzio e di chiarire alcune delle questioni che toccano l'inchiesta della procura di Teramo: se lo studio professionale Chiodi-Tancredi «ha mai costituito società nell'isola di Cipro» e in in particolare, «per conto di Nicolino e Maurizio Di Pietro». E se lo studio «era a conoscenza dei trasferimenti di capitali, peraltro illegalmente acquisiti, in varie banche inglesi con filiali in Svizzera». Più legati al ruolo di governatore i rilievi del capogruppo Idv Carlo Costantini, che sottolinea come «l'Abruzzo e la Sardegna, sono le sole regioni che violano l'obbligo di rendere pubblici gli elenchi dei collaboratori esterni cui sono stati affidati incarichi di consulenza».

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