Imprese aiutate per i favori elettorali

Le intercettazioni rivelano gli scambi tra le imprese e i politici. Area Vestina, l’inchiesta sull’Urbanistica. L’accusa: a Penne pilotato l’appalto del supermercato in cambio di assunzioni di protetti. Le intercettazioni di Di Norscia «Evangelista ha sistemato i suoi amici in tutto e per tutto progetti, lavori»

PESCARA. «Lo sai chi realizza la struttura del mercato coperto? Sigma costruzioni. E l’impianto elettrico lo fa Scep, vedi come ridà la quadratura. Vedi come ridanno le campagne elettorali». È così che l’ex assessore Femio Di Norscia descrive al telefono, parlando con il consigliere Guglielmo Di Paolo, l’operazione «mercato coperto».

Una gara che sarebbe stata orientata «per sdebitarsi dei favori ottenuti in campagna elettorale», ricostruita attraverso le intercettazioni telefoniche tra gli amministratori finiti nell’inchiesta sull’urbanistica a Penne, che ha travolto anche il sindaco di Farindola Antonello De Vico (coinvolto per la sua attività all’interno della Comunità montana vestina) e ha portato giovedì a cinque arresti con il maxi blitz dei carabinieri di Penne e Pescara.

La vicenda che finisce sotto la lente del sostituto procuratore Gennaro Varone è quella relativa all’aggiudicazione dei lavori relativi al mercato coperto a Fonte Nuova, dove l’amministrazione - in crisi di liquidità - cede al privato il piano terra di un parcheggio multipiano per la realizzazione di un supermercato: l’accordo prevede che, in cambio, la società versi il canone di locazione e sostenga i costi per la costruzione (al primo piano) del mercato ortofrutticolo.

Scrive il gip Maria Michela Di Fine nella sua ordinanza che «Di Norscia in numerose occasioni affermava che si trattava di una pratica condotta dall’assessore alle Finanze Giuliano Evangelista (oggi consigliere del Pd, ndr), che aveva imposto alla Thymos srl (già B.A. Dieci srl) in cambio dei suoi atti di favoritismo, il subappalto di opere alla Scep e alla Sigma immobiliare, società notoriamente vicine al Partito democratico, per sdebitarsi dei favori ottenuti in campagna elettorale».

Racconta ancora al telefono Di Norscia (attualmente capogruppo dell’Udc) parlando con un altro amministratore: «Sai Giuliano che c... ha combinato: mo ti dico l’ultima sul Conad. Per pagare il debito elettorale ha fatto il progetto e la realizzazione alla Sigma e l’impianto elettrico a... coso, della Scep. Per tanto lui l’ha pagato il dazio». Ne parla con tutti, l’ex assessore Di Norscia, finito agli arresti domiciliari assieme all’ex vice sindaco Alberto Giancaterino, all’ex assessore provinciale Rocco Petrucci, all’imprenditore Daniele Mazzetti e al sindaco De Vico. Dice in un’altra telefonata: «Evangelista ha fatto una gestione personalistica del Conad, proprio ha sistemato tutti gli amici suoi, in tutto e per tutto, progetti, lavori...». E ancora: «Ha fatto le zozzità più zozzità (...) abbiamo dovuto pure votare una variazione di bilancio per dargli 30 mila euro in più perché non gli bastavano i soldi a questi». Commenti analoghi, sottolinea il gip, sarebbero emerse dalle conversazioni di Giancaterino: «Tra le ragioni del favoritismo verso la Conad vi erano anche le assunzioni del personale promesse da Vittorio Di Carlo (rappresentante legale della B.A. Dieci, poi Thymos, che non è indagato), poi rivendicate dai vari protagonisti che avevano avallato l’anomalo iter amministrativo». Secondo l’accusa, significativo sarebbe anche il contenuto di un sms inviato dal sindaco Di Marcoberardino (indagato in questa vicenda per falso e corruzione assieme a Evangelista) a Di Carlo con segnalazioni di persone da favorire, e «le sollecitazioni che il sindaco formulava per accontentare i protetti della sinistra democratica che gli stavano creando problemi». I voti della giunta per il progetto sarebbero stati «acquisiti dietro promessa di disponibilità» dei posti di lavoro, scrive il gip, promessa che poi il sindaco non avrebbe mantenuto «gestendo le assunzioni a livello più ampio» rispetto al Comune.

Ma in che modo, secondo quanto sostiene l’accusa, la gara sarebbe stata orientata?
Nel settembre 2006 l’amministrazione decide di affittare la struttura di Fonte Nuova. Vengono fissati i termini: durata 12 anni, canone a base d’asta 150.358 euro annui da corrispondere in anticipo, oltre all’obbligo di realizzare una struttura prefabbricata per il mercato coperto il cui costo sarebbe stato destratto dall’ultima rata del canone.

All’avviso pubblico risponde solo la B.A. Dieci di Ascoli Piceno, e la cosa non ha seguito. Con una nuova delibera (162 del 23 novembre 2006) il prezzo cala a 127.804 annui, identiche le modalità. Il 14 dicembre arriva un’unica offerta, della stessa società, che indica il prezzo unitario di 127.804, ma lo spalma su 18 anni, abbassando il canone a 85 mila euro annui. Il dirigente comunale Piero Antonacci lo dichiara non conforme e non aggiudica.

L’11 gennaio 2007 con una nuova delibera, la gara viene ripetuta. Antonacci (indagato nella vicenda per falso) fissa il prezzo a base d’asta nei soliti 127 mila euro, ma specifica che «l’importo fisso e invariabile» è stabilito in 1.533.651 euro. «Tale attestazione, non presente nel precedente bando, sembrava in linea con lo stesso calcolo su cui si fondava l’offerta dichiarata inammissibile che, guarda caso, presentata negli stessi termini di quella precedente (85 mila euro per 18 anni fa 1,5 milioni, ndr) ne determinava l’aggiudicazione». Per l’accusa, si tratta di un artificio per «aggiustare» il bando in base all’offerta del privato. Il contratto di locazione tra la Thymos e il Comune viene firmato il 26 ottobre 2007: dal canone complessivo viene scomputato il costo delle opere per il nuovo mercato (266 mila euro).

La Thymos, non avendo i requisiti, subappalta l’esecuzione dei lavori («senza che il contratto principale lo prevedesse», sottolinea il gip) alla Sigma «scelta attraverso una sorta di licitazione privata». Il 30 giugno la Sigma presenta richiesta di adeguamento sismico per circa 33 mila euro a spese del Comune, che autorizza. I lavori per il market vengono invece affidati alla Scep impianti.

«Alla luce della ricostruzione, emergeva dunque che il bando di gara fosse stato confezionato sulla misura della precedente offerta della B.A. Dieci srl, già dichiarata inammissibile (...) e che tutta la successiva procedura amministrativa fosse improntata sul medesimo favoritismo, al punto da riconoscere alla Thymos ulteriore somma (33 mila euro)».

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