Influenza, una normale epidemia

Il professor Pizzigallo: quest'anno il virus H1N1 sarà meno violento

PESCARA. Saranno fra i tre milioni e mezzo e i cinque milioni le persone che in Italia dovranno fare i conti con i sintomi influenzali. Secondo il ministero, si tratterà di una stagione influenzale senza particolari allarmi. Ma le notizie delle morti sospette di due bambine, una Genova e l'altra Mosciano Sant'Angelo, che presentavano sintomi tipici dell'influenza, ha fatto scattare l'allerta in molte famiglie. Eligio Pizzigallo, direttore della clinica per malattie infettive dell'università D'Annunzio di Chieti, spiega in questa intervista al Centro qual è la situazione reale e di che cosa bisogna eventualmente avere paura.

Quella di quest'anno è una normale influenza, di quelle che si curano con l'aspirina?
«L'influenza di quest'anno si sta manifestando come le epidemie stagionali di anni precedenti a quello appena trascorso. Infatti, i primi casi si sono avuti in dicembre e il picco si raggiungerà presumibilmente alla fine di gennaio, a differenza dell'anno scorso quando, in occasione della comparsa del virus pandemico, c'era stato un anticipo dell'epidemia con un picco raggiunto molto prima. Dobbiamo aspettarci che l'influenza di quest'anno sia simile alle altre, normali, epidemie stagionali, anche se il virus che circola è lo stesso che, l'anno scorso, ci ha dato la pandemia della H1N1. Ma ci sono anche il virus di tipo a, dell'influenza, e quello di tipo b che accompagnano tutte le epidemie stagionali. Il nuovo virus, comunque, ha dato dimostrazione di essere meno virulento di quello delle precedenti epidemie stagionali».

Che nome dobbiamo dare all'influenza di quest'anno?
«E' sempre l'H1N1, quella del virus che si è diffuso in ogni continente lasciando in chi ha avuto l'influenza, lo scorso anno, la probabilità di non averla quest'anno. Fermo restando, però, che può avere l'influenza degli altri virus».

Che differenza c'è fra la Suina e le altre?
«La protezione nei confronti dell'una non è valida nei confronti delle altre, ma i sintomi sono analoghi».

Serve a qualcosa fare il vaccino anti-influenzale?
«Chi l'ha fatto ha fatto sicuramente bene. Il vaccino è consigliato per persone che hanno fattori di rischio che predispongono alle complicanze dell'influenza, come, per esempio, il diabete e le malattie che comportano deficit immunitari. Tutti coloro che hanno malattie croniche che possono dare luogo a complicanze dell'influenza dovevano vaccinarsi, quale che sia la loro età, tenendo conto che questo virus che continua a circolare, colpisce, sì, prevalentemente i bambini ma anche i giovani adulti».

Si fa ancora in tempo con il vaccino?
«Direi di sì, perché è vero che il virus sta circolando in maniera epidemica, ma il picco si raggiungerà a fine gennaio. In genere, se passano 15 giorni dalla vaccinazione un individuo può ritenersi protetto. Però non è neanche il caso, adesso, di correre a farsi il vaccino a tutti i costi».

Le dosi sono sufficienti in Italia?
«Sì, il vaccino è disponibile».

Quali sono i sintomi di un'influenza normale?
«I soliti: disturbi delle vie respiratorie, mal di testa, dolori muscolari e profondo senso di stanchezza che rimane anche dopo che la febbre è andata via. Questi ultimi sintomi distinguono l'influenza da tutte le altre virosi respiratorie che circolano in questo periodo. Chi, fino a qualche settimana fa, diceva di avere avuto l'influenza si sbagliava. Non si trattava di influenza bensì di infezione delle vie respiratorie perché non c'erano la tipica, profonda astenìa e i dolori muscolari che rendono l'individuo abbastanza invalido per almeno una settimana».

Quali sono le terapie da adottare?
«Se si tratta di un soggetto a rischio, con malattie croniche che predispongono alle complicazioni dell'influenza, può valere la pena di somministrare antivirali come Tamiflu o Relenza che, però, vanno assunti entro 48 ore al massimo dalla comparsa dei sintomi influenzali per essere davvero efficaci. Altrimenti si possono usare antidolorifici, sedativi per la tosse e polivitaminici che servono a mantenere più forte l'organismo. Se poi insorgono complicanze come la polmonite conviene usare anche gli antibiotici. Ma solo in questo caso perché al virus influenzale si possono associare anche altri micro-organismi che sostengono la polmonite».

I casi delle due bambine morte a Genova e a Mosciano, alle quali sarebbe stata diagnosticata, in un primo tempo, una normale febbre da influenza, rendono molto diffidenti i genitori: come possono fare a distinguere una febbre da influenza da quella provocata da una causa più grave e potenzialmente letale?
«Prenderei molto con le pinze i casi riportati dai media. Bisogna capire prima se non si tratti di casi di influenze complicate da sovrainfezioni».

Ma ci sono dei sintomi specifici e particolari che devono far preoccupare?
«La difficoltà respiratoria, per esempio. Un altro sintomo da tenere d'occhio è quello che può interessare il sistema nervoso. Ci sono anche delle meningiti dovute a virus dell'influenza. Sono molto rare ma esistono. In genere hanno una prognosi buona ma tutto dipende dal soggetto in cui si piantano. Se il soggetto ha malattie preesistenti, anche una meningite da virus influenzale può portare a conseguenze molto gravi».

Quali sono quindi i sintomi che devono far preoccupare le mamme?
«Difficoltà respiratorie e sintomi neurologici generali. Per esempio, se un bambino ha un mal di testa che si accompagna a vomito oppure a confusione mentale. Ma detto questo, non va allarmata l'opinione pubblica».

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