IL RAPPORTO

L'Abruzzo con le spiagge a rischio tra erosione e consumo del suolo

Secondo Legambiente è tra le 10 regioni che hanno subito di più il quadro negativo del cambiamento costiero: "Serve una svolta nella gestione" 

PESCARA. "L'Abruzzo è tra le dieci regioni che hanno subito di più il quadro negativo del cambiamento costiero considerando l'impatto che hanno avuto il cambiamento climatico, l'erosione e l'impatto antropico generati dalle necessità economiche del turismo e delle altre attività produttive". E' chiaro e schietto il giudizio che Legambiente esprime nel "Rapporto Spiagge 2023" in cui vengono analizzati situazione e cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane.

All'Abruzzo viene dedicato un focus particolare, per quel che riguarda l'erosione, il consumo del suolo, la cementificazione e quindi la coesistenza tra mare, spiaggia e luoghi abitati a vantaggio di questi ultimi.

Un quadro non idilliaco disegnato dal presidente di Legambiente Pescara Silvia Tauro e che ha abbraccia dieci anni, dal 2010 al 2023: "Mentre i fenomeni climatici estremi colpiscono sempre più le nostre coste con una incidenza molto forte su Pescara e Montesilvano che sono i comuni costieri più grandi e con quindi con maggiori esigenze progettuali e urbanistico, d'altro canto c'è un aumento dell'impatto erosivo con una forte pressione su quelle che sono considerate aree di esondazione fluviale come le foci del Tronto, del Pescara e del Sangro».

In Abruzzo sono 105 i km di coste basse  il 48% dei quali è occupato da concessioni demaniali e quindi legate a stabilimenti balneari, circoli sportivi e campeggi ovvero ad un uso vincolato ed economico del territorio. "Una gestione sempre più fruibile e democratica delle coste oggi di fatto risulta interdetta", rileva Legambiente, " e quindi occorre intervenire su più fronti e in particolare sull'approvazione finalmente del piano nazionale di adattamento climatico in particolare delle coste dove si sta intervenendo con le Regioni in maniera disomogenea e poi bisogna sbloccare la legge del consumo di suolo che influisce pesantemente sulle nostre coste per il 20%".

Legambiente sollecita interventi  per ripristinare la legalità nelle nostre coste e quindi sulla depurazione, sull'inquinamento e sulla cementificazione e finalmente sul rinnovo delle concessioni, "tenendo presente che solo in questi giorni siano arrivati ad una deliberazione ufficiale e quindi istituzionale delle concessioni demaniali,dopo che la non applicazione della normativa Bolkestein si è rivelata controproducente per gli stessi operatori".

Il presidente regionale Giuseppe Di Marco a proposito dell'urgenza del cambio di passo fa notare che "non si può gestire il territorio  sia a livello regionale che nazionale a livello di ordinaria amministrazione". "Stiamo affrontando una vera e propria emergenza climatica e quindi va chiuso a livello nazionale l'approvazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Bisogna poi superare la logica dell'emergenza e degli interventi invasivi con opere rigide per la difesa delle coste dall'erosione, che hanno risolto poco e solo temporaneamente i problemi locali e adottare misure di adattamento per ridurre il rischio di inondazioni nelle zone costiere (come, ad esempio, interventi di rinaturalizzazione delle coste, ricostituendo le fasce dunali e zone umide e paludose)".

Nell'elenco delle scadenze c'è anche la legge sullo stop al consumo di suolo che il Paese aspetta da 11 anni. E poi "il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, definendo un quadro chiaro di obiettivi da rispettare, valido in tutta Italia, con almeno il 50% delle spiagge in ogni Comune lasciato alla libera e gratuita fruizione. E - conclude Di Marco, "bisogna premiare la qualità dell'offerta nelle spiagge in concessione, fermando la cementificazione delle spiagge".