L'affare del tonno rosso in Adriatico, a Roma il pescato abusivo

I diportisti spregiudicati scoprono la vendita di contrabbando e alimentano il mercato nero. Gli esemplari sbarcati di notte in spiaggia e stipati in borse frigo e furgoni per sfuggire ai controlli

PESCARA. Lo sbarcano di notte, dalla spiaggia, come ai tempi d’oro del contrabbando di sigarette: dalle barchette avvolte nel buio alle mani degli intermediari fino ai furgoni che lo portano a Roma. Stavolta al centro del mercato nero non ci sono più le sigarette da svendere agli incroci delle strade ma il tonno rosso, un pesce che va di moda e che costa. Perché è un pesce di qualità e che va servito nei ristoranti di nicchia, crudo come vuole la tendenza della cucina orientale. Sono i numeri a dire che anche l’Abruzzo conta nel mercato abusivo del tonno rosso, specie protetta e sottoposta a tutela dall’Unione europea: in un anno sono state quasi tre le tonnellate sequestrate dalla direzione marittima di Pescara che sorveglia il mare d’Abruzzo e Molise.

Zero autorizzazioni. L’Adriatico è un mare pescoso, secondo gli uomini della Guardia costiera: quando il fondale supera i 50 metri, oltre le 12 miglia dalla costa, si incontrano i banchi di pesce. E più fa caldo e più i banchi si avvicinano. Eppure nella marineria abruzzese non c’è neanche un’imbarcazione autorizzata alla pesca del tonno rosso. Per queste ragioni, proprio dal periodo di Pasqua fino alla fine dell’estate, i controlli della Direzione marittima si fanno serrati. Anche dall’alto, con il Terzo nucleo aereo e la sua telecamera che punta sulle barche e ingrandisce ogni dettaglio.

Una notte da 5 mila euro. Il rischio, per diportisti e pescatori, è una multa da 4 mila euro ma vendere tonno rosso al di fuori della filiera ufficiale è un affare da mille euro e più a pezzo: al dettaglio, il prezzo di un esemplare, di solito da una trentina di chili a salire, è di 25/30 euro al chilo. Basta fare la moltiplicazione per capire che una notte di pesca può valere anche 5 mila euro piazzando 5 pezzi sul mercato nero romano. Giovanni Paolo Arcangeli, capo sezione operativa e capo dell’ufficio relazioni esterne della Direzione marittima di Pescara, braccio destro del comandante Luciano Pozzolano, sa come funziona il commercio sommerso: il pesce pregiato arriva in spiaggia, sbarcato da lance che si perdono nell’oscurità e che non raggiungono i 5 o i 6 metri di lunghezza. Poi, avviene il passaggio di mano, a volte con il tonno rosso già fatto a pezzi sulle barche e nascosto in borse frigo: dai diportisti, disposti a rischiare la multa pur di mettersi in tasca in una notte quello che un operaio guadagna in tre mesi, ai fiduciari dei ristoratori. L’ultimo passo è il trasporto: il pesce, nelle celle frigofere dei furgoni, prende la strada di Roma. È il piano sventato il 21 febbraio 2013 quando gli uomini della Guardia costiera si sono trovati di fronte un furgone con 200 chili di tonni rossi. Stesso copione l’8 novembre scorso con un furgone stipato di 30 esemplari per una tonnellata.

Da Pescara a Roma. «Quella del tonno rosso è una specie pregiata, più in Giappone che da noi ma la moda del sushi alimenta il mercato, soprattutto quello delle città grandi dove la richiesta è maggiore», spiega Arcangeli. La piazza di Pescara è Roma: «Il tonno rosso, dalla cattura fino alla vendita, deve essere tracciato e vidimato dall’autorità marittima», spiega ancora il sottotenente, «aggirare questo passaggio è la difficoltà della vendita sottobanco. Per questo, se un pesce pescato fuorilegge restasse in zona sarebbe più facile essere scoperti, mentre nel caso di un mercato più grande, come Roma, sarebbe più difficile risalire ai responsabili della frode».

Gli affari dei diportisti. Secondo le indagini della Capitaneria di porto, il mercato nero del pesce che va di moda è alimentato più dai diportisti che dai pescatori professionali che rischiano oltre alla multa anche punti sulla licenza di pesca – il meccanismo è inverso rispetto alle patenti delle auto: nella pesca più infrazioni determinano più punti fino alla sospensione della licenza e al blocco della barca.

La forza dei soldi. Il perché è spiegato ancora una volta dalla forza dei numeri: un tonno rosso regolare venduto all’ingrosso da un’impresa della pesca vale da 7/8 euro al chilo fino a 15 e, di solito, prende la via del mercato estero; se la stessa impresa lo vende in nero sempre all’ingrosso, per aggirare le quote fissate per legge e per la mancanza di autorizzazione alla pesca, il prezzo scende dai 5 ai 7/8 euro. Invece, il prezzo del tonno rosso venduto in nero al dettaglio si aggira tra i 25 e i 30 euro: ecco perché i diportisti che sbarcano il tonno rosso in spiaggia per aggirare le telecamere puntate sui porti accettano il rischio di una multa da 4 mila euro. Stesso rischio incombe sui ristoratori che lo comprano aggirando il mercato regolare.

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