bonifica a bussi

L’appalto dei ritardi, ecco i 4 nodi irrisolti

Procedura iniziata nel 2015 e non ancora conclusa: attesa per la decisione sul funzionario indagato

PESCARA. Quattro nodi irrisolti su Bussi. Il verbale dell’ultima riunione al ministero dell’Ambiente, il 1° febbraio scorso, sulla gara d’appalto da 40 milioni di euro per la bonifica dei siti inquinati rivela che ci sono ancora due freni a rallentare una procedura cominciata addirittura nel 2015. Il primo è la mancanza di circa un milione di euro: «La gara è stata bandita senza integrale copertura degli importi», dice il documento della dirigente del ministero Laura D’Aprile. Il secondo è la cessione al Comune delle aree da bonificare ancora di proprietà della Solvay. Due problemi che, secondo il verbale, sono superabili: la Regione ha promesso che coprirà l’importo mancante con una parte dei fondi Masterplan e il Comune di Bussi, con il sindaco Salvatore Lagatta, ha accettato di ricevere la proprietà delle aree.

Ma per la bonifica di Bussi ci sono anche altri due nodi irrisolti. Che il verbale non cita ma che potrebbero provocare altri ritardi. Uno riguarda un motivo di opportunità che è sopravvenuto nei giorni scorsi: il 23 dicembre il funzionario regionale Silverio Savi è stato nominato responsabile unico del procedimento per la gara della bonifica. Il verbale dice che l’ingegner Savi è stato «individuato su indicazione della Regione». Ma Savi è anche uno degli indagati nell’inchiesta sui lavori di ristrutturazione di Palazzo Centi all’Aquila. Savi è indagato in quanto componente della commissione di gara che ha assegnato l’appalto. La riunione romana è precedente alla consegna degli avvisi di garanzia in Regione. E ora ci si chiede se l’incarico di rup affidato a Savi possa rallentare la gara d’appalto che, nel frattempo, è giunta alle battute finali.

E poi c’è il quarto nodo: è il ricorso al Tar del Lazio presentato dalla Toto Holding. Con il ricorso, infatti, la Toto chiede l’annullamento del bando per la bonifica nelle aree del Sin esterne al sito industriale di Bussi, le cosiddette 2A e 2B. Secondo la Toto, il ministero dell’Ambiente avrebbe ignorato la manifestazione di interesse, presentata il 12 luglio scorso, con la quale la società si era candidata a eseguire una bonifica finalizzata alla reindustrializzazione. In un’ultima lettera ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico e alla Regione, l’impresa denuncia anche che nessuno degli enti coinvolti si è costituito in giudizio dinanzi al Tar e chiede i documenti che finora sono rimasti nei cassetti. (p.l.)