La sfiducia frena i consumi delle famiglie

1 Settembre 2011

Confcommercio: segnali di crescita esigui, manca una politica per lo sviluppo

PESCARA. La debolezza dei consumi a livello pro capite, complice il biennio di crisi 2008-2009, lascia prevedere un rallentamento generalizzato dell'uscita dalla crisi tanto che, a fine 2011, ben 17 regioni (tra cui l'Abruzzo) su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000. La previsione è della Confcommercio nazionale.

Secondo l'associazione di categoria «in una prospettiva di più lungo periodo, nel 2017, il Mezzogiorno avrà acuito il suo ritardo con una continua riduzione della spesa per consumi rispetto al totale nazionale». In particolare, negli ultimi anni si è ridotto il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011 (l'Abruzzo ha mantenuto la sua quota del 1,9%, ma è diminuito di un decimale la quota rispetto al 1995). Positive, invece, le dinamiche delle regioni settentrionali con quote in costante aumento sia nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%).

Alle deboli performance del Mezzogiorno si associano anche gli effetti del calo demografico registrato in quest'area (la quota della popolazione sul totale nazionale è scesa dal 36,4% del 1995 al 34,4% del 2011) che hanno determinato il protrarsi del calo dei consumi anche nel 2010.

A livello di singole regioni, nel 2009 tutte fanno registrare una contrazione dei consumi in termini reali con picchi in Calabria (-4,2%), Puglia (-3,6%), Sicilia (-3,2%) e Campania (-3,0%). L'Abruzzo registra un -0,7%. Mentre nel 2010 solo il Nord-Est ha recuperato i livelli di consumo pre-crisi (l'Abruzzo recupera invece i sette decimali registrando consumi pro capite pari a 13.083 euro contro una media italiana di 15.454 e una media del Mezzogiorno di 12.016).

«In ogni caso, al di là delle differenti dinamiche dei consumi che evidenziano una maggiore debolezza delle regioni meridionali confermando i divari territoriali presenti nel Paese, a livello generale», afferma Confcommercio, «va segnalato il tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di consumo persi nel biennio recessivo anche se le previsioni per il 2011 sull'intero territorio restano modeste con un +0,8%», lo stesso registrato dall'Abruzzo.

Nelle proiezioni al 2017 rispetto ai valori del 2007, l'Abruzzo mostra performance più dinamiche rispetto a molte regioni, registrando un aumento procapite di consumi dell 2 per cento, con una sostanziale gelata del paese e un arretramento del Centro e del Mezzogiorno. Segnali contraddittori all'interno però di un quadro sostanzialmente bloccato. Secondo Confcommercio, in assenza di un mutamento di rotta nelle dinamiche economiche territoriali, e di una ripresa della fiducia delle famiglie, non è verosimile ipotizzare una spinta alla crescita.

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