La storia narrata attraverso i filmini di famiglia

Un libro e un documentario sono il primo consistente frutto dell’Archivio audiovisivo della memoria abruzzese. I due lavori, il volume di Annacarla Valeriano «L’Abruzzo fra storia e memoria» e il documentario di Andrea Sangiovanni «All’ombra del tempo», presentati nel corso dell’incontro «Le radici e il futuro dell’Abruzzo», tenutosi ieri nell’ateneo teramano, rappresentano anche una sorta di consuntivo su un lavoro di recupero e studio iniziato sei anni fa.

Quando venne creato, in seno all’università di Teramo, l’Archivio.
Ma i lavori dei due ricercatori rappresentano anche un modo per restituire alla comunità quanto essa ha donato all’ateneo: i filmati amatoriali di riti familiari (matrimoni, comunioni, battesimi), di piccoli eventi sociali, di storie cittadine e rurali, di partenze e ritorni di emigrati. Documenti che, adeguatamente studiati, raccontano molto della storia recente dell’Abruzzo e degli abruzzesi, attraverso la testimonianza privata delle trasformazioni delle famiglie, del costume, del paesaggio.

Il convegno, che ha visto la presenza, oltre ai due ricercatori, degli stati maggiori dell’università e degli enti territoriali, rappresentava la prima uscita istituzionale dei materiali dell’Archivio, nonché, come ha precisato Guido Crainz, direttore della raccolta, una proposta di rilancio dell’Abruzzo a partire dalla memoria.
Entrambi i lavori si basano infatti su quella che ormai è diventata una nuova fonte storiografica, la narrazione audiovisiva amatoriale. I filmini familiari si diffusero in Italia già dagli anni Venti del Novecento, prima come pratica di élite poi come fenomeno sociale sempre più esteso.

Solo negli ultimi anni, tuttavia, questo vastissimo patrimonio di immagini ha suscitato l’attenzione degli storici, che hanno iniziato a considerare i filmini familiari come fondamentali documenti storici, come strumenti di conoscenza ricchi di contenuti informativi, soprattutto sul costume. Si tratta infatti di un immenso giacimento, in grado di raccontare, attraverso il microcosmo privato e familiare, le trasformazioni della società italiana nel corso del XX secolo.

In questa tendenza della storiografia si è pienamente inserita l’università di Teramo, attraverso l’istituzione dell’Archivio audiovisivo della memoria abruzzese, che raccoglie e studia i filmati amatoriali, ma non per farne archeologia, come sottolineato da Crainz, piuttosto per renderli vivi e fruibili. Vi è tutta una storia dell’Abruzzo e degli abruzzesi contenuta in quelle immagini sgranate, che raccontano la coesistenza di vecchio e nuovo, la compresenza di un mondo arcaico e del progresso, componendo un affresco inedito, come precisa Valeriano nel suo libro «L’Abruzzo fra storia e memoria.

Il racconto e le immagini dei film di famiglia». Uno studio durato quattro anni, nato dalla tesi di dottorato in Culture, linguaggi e politiche della comunicazione, e sviluppato interrogando i materiali raccolti in questi anni dall’Archivio, concentrando la riflessione sugli anni ’50 ’60 ’70, sospesi tra tradizione e modernità, tra consumismo e contraddizioni, e dedicando uno sguardo particolare al fenomeno migratorio.

Vicende esemplificate anche nel documentario «All’ombra del tempo. Storie di Poggio Umbricchio», realizzato da Sangiovanni insieme agli studenti del corso di laurea specialistica in Comunicazione multimediale e giornalistica. Ancora la memoria gioca qui un ruolo protagonista, incrociando tempi e generazioni per ricostruire la storia del Paese, dallo spopolamento alla rinascita. Sotto lo sguardo di una cinepresa particolare, quella donata da un emigrante a un compaesano perché potesse raccontargli il suo paese lontano.

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