DOSSIER SUI cambiamenti climatici 

Legambiente, dati allarmanti: «In Abruzzo 3 aree a rischio»

PESCARA . Ci sono anche gli allagamenti di Pescara (quello del 10 luglio di quest’anno) e di Pineto (il 13 gennaio 2018), nella mappa interattiva di Legambiente dedicata al clima che è cambiato. A...

PESCARA . Ci sono anche gli allagamenti di Pescara (quello del 10 luglio di quest’anno) e di Pineto (il 13 gennaio 2018), nella mappa interattiva di Legambiente dedicata al clima che è cambiato. A illustrare i contenuti del report, ieri mattina, è stato il presidente della sezione abruzzese dell’associazione ambientalista, Giuseppe Di Marco (foto). «Questo», ha esordito, «è il rapporto più drammatico sul clima presentato da Legambiente degli ultimi anni, e ci dice che proprio in base ai dati disponibili siamo in piena emergenza climatica, come dimostrano i fenomeni estremi degli ultimi tempi. Il cambiamento climatico è già in atto e per questo c’è da accelerare le politiche di mitigazione e adattamento».
Il rapporto presentato ieri, ha spiegato Di Marco, «i numeri dicono che l’aumento della temperatura è reale nell’ordine di 1,1 gradi. Dobbiamo soprattutto ripensare le nostre città. Non a caso, in chiave abruzzese, l’Enea», dice Di Marco citando lo studio pubblicato qualche giorno fa sul quotidiano il Centro, «richiama l’attenzione su tre bacini come le foci dei fiumi Pescara, Sangro e Tronto, fra le 40 aree costiere a rischio inondazione. Occorre mettere in atto le buone pratiche europee che esistono, e questo significa anche rivedere il modo di raccolta delle acque piovane».
Legambiente ricorda che gli eventi climatici estremi portano a ripercussioni economiche drammatiche sulla cittadinanza: in Italia si stima una riduzione del Pil che potrebbe arrivare al 7%.
A livello nazionale, secondo il report di Legambiente, nelle aree urbane sono avvenuti 211 casi di allagamenti da piogge intense e 75 esondazioni fluviali dal 2010 ad oggi. La tendenza ormai consolidata degli ultimi eventi rilevanti è di una maggiore frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi, spesso rapidi, seguiti da periodi più lunghi di siccità. La rilevanza dei danni dipende anche dal modo in cui è stato trasformato il territorio, rendendolo più fragile e meno capace di reagire a questi fenomeni. «La ragione», si legge nello studio, «sta nell’incredibile consumo di suolo e impermeabilizzazione delle aree urbane realizzato negli ultimi 70 anni, da case, capannoni, strade e parcheggi». Per non parlare delle ondate di calore, che determinano già oggi conseguenze rilevanti sulla salute delle persone. Secondo una ricerca del progetto “Copernicus european health” su 9 città europee, nel periodo 2021-2050 vi sarà un incremento medio dei giorni di ondate di calore fino al 400%, con un ulteriore aumento nel periodo 2050-2080 fino al 1100%. Questo porterà, ad esempio a Roma, da 2 a 28 giorni di ondate di calore in media all’anno. La conseguenza sul numero di decessi legati alle ondate di calore sarà molto rilevante, passando da una media di 18 a 47-85 al 2050, fino a 135-388 al 2080. (a.bag.)