Legnini: il voto in Abruzzo ha bocciato Chiodi

di Giuliano Di Tanna
Il senatore del Pd: il centrosinistra vince perché ha saputo rinnovarsi
Il senatore del Pd: il centrosinistra vince perché ha saputo rinnovarsi
PESCARA. «Alle elezioni regionali ciò che dovrà determinare le alleanze sarà il progetto di trasformazione dell'Abruzzo per rimetterlo sulla via dello sviluppo, dopo gli anni della crisi e di un governo scialbo e parolaio». Giovanni Legnini guarda al futuro dall'alto di una vittoria netta del centrosinistra abruzzese nelle elezioni comunali che si sono concluse, l'altro ieri, nelle città al di sopra dei 15 mila abitanti con un secco 5-1: cinque vittore (all'Aquila, a Spoltore, Ortona, Avezzano e Montesilvano) e una sconfitta (a San Salvo). Quale ipoteca pone, il voto, sulla politica abruzzese 18 mesi che ci separano dalle elezioni regionali del dicembre 2013? E' una delle domande alle quali il senatore abruzzese del Pd rosponde in questa intervista al Centro.
Che cosa queste elezioni dicono sulla situazione politica abruzzese attuale?
«Ci dicono che l'orientamento degli elettori è profondamente mutato, che il Pdl al governo della Regione, delle quattro Province, di tre città capoluogo, dopo soli 3-4 anni, è largamente minoritario ed è in crisi profonda, che sulla necessità più urgente e importante dell'Abruzzo, la ricostruzione all'Aquila, dalla quale dipende tutto il futuro della città capoluogo e una parte rilevante del futuro della Regione, i cittadini si fidano del centrosinistra e hanno bocciato il centrodestra».
Perché il centrosinistra vince in Abruzzo?
«Perché si è rinnovato, ha imparato ad ascoltare i cittadini, sceglie i candidati migliori, con o senza le primarie, riesce a costruire alleanze larghe e coese e riesce ad essere in sintonia con il sentire dei cittadini che si esprime anche a mezzo delle liste civiche. Il Partito democratico ha dimostrato di essere non solo il primo partito ma anche quello che più di tutti riesce ad essere partito-coalizione, dimostrando generosità e lungimiranza anche per allargare il campo del cambiamento a Udc e Fli».
Che effetti avranno i risultati sull'ultimo anno e mezzo di governo regionale?
«Questo bisogna chiederlo innanzitutto a chi guida il governo, maggioritario in Consiglio, minoritario nella società abruzzese. C'è il rischio di accentuazione del tratto propagantistico, senza sostanza, nel tentativo di recuperare il consenso. Mi auguro non si verifichi e che invece si imbocchi la via del buon senso e della ragionevolezza per affrontare, senza inciuci e pasticci, i più urgenti problemi sociali, occupazionali, dello sviluppo, cogliendo la disponibilità di tutti, forze politiche e sociali che si manifesta da un anno senza apprezzabili risultati».
Quale suggerimento arriva dal voto per le alleanze del Pd in vista delle regionali dell'anno prossimo?
«Le alleanze per le elezioni regionali le decideremo al momento giusto, tenendo anche conto delle profonde trasformazioni in atto nella struttura politica del nostro Paese che questo voto è destinato ad accelerare. Ciò che è certo è che il campo delle forze che saranno chiamate a partecipare ad un profondo cambiamento è quello sperimentale in questa tornata elettorale, liste civiche comprese. Si dice sempre, ma adesso per davvero alle elezioni regionali ciò che dovrà determinare le alleanze sarà il progetto di trasformazione dell'Abruzzo per rimetterlo sulla via dello sviluppo, dopo gli anni della crisi e di un governo scialbo e parolaio».
Il voto è anche un giudizio sull'azione di governo della giunta Chiodi?
«Credo proprio di sì. Il risultato di 5 città a 1, e dove abbiamo perso centrosinistra e Udc al primo turno sono maggioranza, e tutto il resto, ci dice che il giudizio è netto e negativo. E poi la bocciatura dell'azione di Chiodi all'Aquila è stata esplicita a fronte di due proposte in campo fortemente alternative: la cultura del commissariamento con Chiodi e De Matteis, quella della ricostruzione affidata ai comuni e ai cittadini con Cialente e il centrosinistra. Ha vinto questa proposta. Il Commissariamento deve cessare e la ricostruzione potrà partire».
Che cosa queste elezioni dicono sulla situazione politica abruzzese attuale?
«Ci dicono che l'orientamento degli elettori è profondamente mutato, che il Pdl al governo della Regione, delle quattro Province, di tre città capoluogo, dopo soli 3-4 anni, è largamente minoritario ed è in crisi profonda, che sulla necessità più urgente e importante dell'Abruzzo, la ricostruzione all'Aquila, dalla quale dipende tutto il futuro della città capoluogo e una parte rilevante del futuro della Regione, i cittadini si fidano del centrosinistra e hanno bocciato il centrodestra».
Perché il centrosinistra vince in Abruzzo?
«Perché si è rinnovato, ha imparato ad ascoltare i cittadini, sceglie i candidati migliori, con o senza le primarie, riesce a costruire alleanze larghe e coese e riesce ad essere in sintonia con il sentire dei cittadini che si esprime anche a mezzo delle liste civiche. Il Partito democratico ha dimostrato di essere non solo il primo partito ma anche quello che più di tutti riesce ad essere partito-coalizione, dimostrando generosità e lungimiranza anche per allargare il campo del cambiamento a Udc e Fli».
Che effetti avranno i risultati sull'ultimo anno e mezzo di governo regionale?
«Questo bisogna chiederlo innanzitutto a chi guida il governo, maggioritario in Consiglio, minoritario nella società abruzzese. C'è il rischio di accentuazione del tratto propagantistico, senza sostanza, nel tentativo di recuperare il consenso. Mi auguro non si verifichi e che invece si imbocchi la via del buon senso e della ragionevolezza per affrontare, senza inciuci e pasticci, i più urgenti problemi sociali, occupazionali, dello sviluppo, cogliendo la disponibilità di tutti, forze politiche e sociali che si manifesta da un anno senza apprezzabili risultati».
Quale suggerimento arriva dal voto per le alleanze del Pd in vista delle regionali dell'anno prossimo?
«Le alleanze per le elezioni regionali le decideremo al momento giusto, tenendo anche conto delle profonde trasformazioni in atto nella struttura politica del nostro Paese che questo voto è destinato ad accelerare. Ciò che è certo è che il campo delle forze che saranno chiamate a partecipare ad un profondo cambiamento è quello sperimentale in questa tornata elettorale, liste civiche comprese. Si dice sempre, ma adesso per davvero alle elezioni regionali ciò che dovrà determinare le alleanze sarà il progetto di trasformazione dell'Abruzzo per rimetterlo sulla via dello sviluppo, dopo gli anni della crisi e di un governo scialbo e parolaio».
Il voto è anche un giudizio sull'azione di governo della giunta Chiodi?
«Credo proprio di sì. Il risultato di 5 città a 1, e dove abbiamo perso centrosinistra e Udc al primo turno sono maggioranza, e tutto il resto, ci dice che il giudizio è netto e negativo. E poi la bocciatura dell'azione di Chiodi all'Aquila è stata esplicita a fronte di due proposte in campo fortemente alternative: la cultura del commissariamento con Chiodi e De Matteis, quella della ricostruzione affidata ai comuni e ai cittadini con Cialente e il centrosinistra. Ha vinto questa proposta. Il Commissariamento deve cessare e la ricostruzione potrà partire».
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