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13 maggio

13 Maggio 2025

Oggi, ma nel 1871, a Roma, veniva approvata dal parlamento subalpino la legge 13 maggio 1871 numero 214 che passerà alla storia come detta “delle guarentigie”, su proposta del deputato Matteo Raeli, esponente della Destra storica nonché ministro di Grazia, giustizia e culti del governo presieduto da Giovanni Lanza, volta a regolare i rapporti tra il neonato regno d’Italia e la Santa sede dopo la presa dell’Urbe dell’anno precedente e a ribadire le prerogative del Pontefice, che in quel torno di tempo era Pio IX. Ma Giovanni Maria Mastai Ferretti non riconoscerà mai il provvedimento normativo, che in quello stesso 13 maggio veniva firmato dal sovrano sabaudo Vittorio Emanuele II e che entrerà in vigore il 30 maggio successivo dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale numero 134 del 15 maggio 1871.

L'atto resterà quindi unilaterale perché non verrà recepito neanche dai successori sul soglio di San Pietro: Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI. Anche perché i due Stati non avevano rapporti bilaterali dopo l’episodio della presa della Città eterna e la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870. Pio IX bollava la legge “delle guarentigie” come un mostruoso prodotto della giurisprudenza rivoluzionaria. E lo Stato a guida savoiarda rispondeva con intransigenza pari a quella del capo della Chiesa cattolica: sopprimendo tutte le facoltà universitarie di Teologia del regno e ponendo i seminari arcivescovili sotto il rigido controllo statale.

La legge “delle guarentigie” resterà in vigore fino all’avvento dei Patti Lateranensi, dell’11 febbraio 1929, che saranno siglati dal presidente del Consiglio dei ministri Benito Mussolini col cardinale Pietro Gasparri quale legato di Achille Ratti e che sostanzialmente compenseranno l'annosa questione romana (nella foto, particolare, una vignetta raffigurante l’intervento dell’ex presidente del Consiglio dei ministri del regno di Sardegna Massimo D’Azeglio col suo opuscolo “Questione urgente”, pubblicato da Gaspero Barbera, a Firenze, nel 1861) e porteranno alla nascita dello Stato della città del Vaticano. Ed anche alla caduta del divieto, datato 10 settembre 1974, con il “Non expedit” rivolto per la prima volta ai vescovi del Belpaese, di partecipazione alle elezioni - e di fatto alla vita politica tricolore - per i cattolici sentenziato dal Sommo Padre originario di Senigallia.