Marini sull'inchiesta Sanitopoli di Pescara: "Coraggiosi i tagli di Del Turco"

"Angelini unica prova: c’erano davvero ragioni forti per l’arresto?"

PESCARA. «Insomma, voglio dire una cosa con chiarezza. Dai dati che oggi abbiamo a disposizione risulta che l’ex presidente della giunta regionale Del Turco e l’assessore Mazzocca avevano iniziato una azione di risanamento della sanità abruzzese con molta determinazione e coraggio». Franco Marini senatore, ex presidente del Senato, e leader del Pd, non si sottrae nel dire la sua sulle vicende collegate all’inchiesta della procura di Pescara su Sanitopoli.
Due anni e mezzo dopo gli arresti, sono note le carte dell’inchiesta che portò il 14 luglio 2008, agli arresti di 10 persone e 33 indagati tra cui l’allora presidente della giunta regionale di centrosinistra, Ottaviano Del Turco e dell’assessore alla sanità regionale, Bernardo Mazzocca.
L’accusa è quella di associazione a delinquere.

Il grande accusatore, l’imprenditore della sanità Vincenzo Angelini titolare del gruppo Villa Pini di Chieti raccontò ai magistrati della procura di Pescara di aver subito vessazioni e pressioni e di aver pagato tangenti milionarie.

Franco Marini raggiunto al telefono a Palazzo Giustiniani a Roma dimora istituzionale per gli ex presidenti, ha sottolineato alcuni aspetti della vicenda giudiziaria e dei suoi riflessi sulla politica regionale.

«Si sono concluse le indagini e molti documenti di questa dolorossima vicenda sono messi a disposizione dei difensori», osserva l’ex presidente del Senato, «io non ho letto tutte le carte ma ho seguito il dibattito di questi giorni e le prese di posizione molto serie dei responsabili del Pd abruzzese. Due questioni emergono con forza dalla disponibilità della documentazione relativa all’inchiesta», annota Marini, «la prima convinzione è che l’accusa, sia nei confronti di Del Turco che degli altri amici della giunta di centrosinistra coinvolti nelle indagine, si regga sulle dichiarazioni di Vincenzo Angelini. Io ricordo», prosegue ancora Marini, «che nel luglio del 2008 si parlò molto di prove inconfutabili, per il momento però non sono emerse quelle prove, oltre le accuse dirette di Angelini».

Il leader del Partito democratico rivendica anche un altro aspetto della vicenda, quello del risanamento dei conti della sanità abruzzese intrapreso dalla ex giunta di centrosinistra.

«Un secondo punto politicamente rilevante è, con i dati a disposizione», osserva il leader del Partito democratico, «che la giunta di centrosinistra aveva iniziato nei due anni e mezzo di governo regionale a rientrare nei paramentri indicati dal governo nazionale. La giunta Del Turco aveva avviato il risanamento e il taglio della abnorme spesa della sanità privata nella nostra regione».

Il fatto che l’inchiesta si basi sulle dichiarazioni di Angelini e che l’avvio al risanamento abbia caratterizzato il lavoro della giunta Del Turco appaiono a Marini, «due fatti difficilmente contestabili».

Nel merito dell’inchiesta dei pubblici ministeri della procura di Pescara, Marini racconta di avere una «domanda in testa».

«Io debbo dire che dentro la mia testa si agita una domanda», dice l’ex presidente del Senato, «io per le responsabilità che ho avuto, sono molto attento verso tutte le istituzioni del mio Paese, però nella testa mi frulla l’interrogativo che in quel luglio del 2008 non ci fossero ragioni forti per un provvedimento estremo come quello dell’arresto di Ottaviano Del Turco e di alcuni esponenti della sua giunta. Il provvedimento, non c’è bisogno di dirlo, fu uno tsunami per la politica abruzzese e segnò la fine dell’amminsitrazione di centrosinistra in Regione. Ora, come è stato chiesto a livello regionale, a indagini chiuse aspettiamo che si arrivi alla verità giudiziaria. Si faccia presto. Abbiamo persone che hanno pagato un prezzo molto alto in questa vicenda».

«Io», dice Franco Marini, «ricordo l’assemblea al teatro Massimo dell’Aquila quando presentammo la candidatura a presidente della Regione di Carlo Costantini, e mi capitò di dire dinanzi alla platea tra l’altro che, chi era coinvolto nell’inchiesta, era indagato non colpevole. Registrai in quella platea un largo clima di freddezza verso quelle mie parole. Perciò», conclude l’ex presidente del Senato, «ritengo che i tempi siano importanti. Lo dobbiamo ai cittadini della nostra regione».