Montepulciano d'Abruzzo, l'enologo Taraborrelli: "Va ripristinata la Riserva"

10 Novembre 2025

La soppressione della qualifica dal nostro più importante vino, pur volendo semplificare l’offerta e razionalizzare le denominazioni, ha generato effetti collaterali negativi che non possiamo ignorare

TERAMO. Urge un riesame della decisione sulla soppressione della qualifica “Riserva” dal disciplinare di produzione del Montepulciano d’Abruzzo Doc. La modifica, che ha portato all’eliminazione della menzione “Riserva” dal nostro più importante vino, pur volendo semplificare l’offerta e razionalizzare le denominazioni, ha generato effetti collaterali negativi che non possiamo ignorare. Non si tratta solo di questioni di etichetta: la soppressione della categoria ha avuto ripercussioni concrete su più fronti, e sono ormai evidenti i danni che sta provocando.

Il segmento “Riserva” non era solo un’etichetta, ma una vera e propria leva commerciale. Un vino che si fregiava di questa qualifica rappresentava una fascia di mercato ad alta redditività, in grado di esaltare il valore del prodotto, e quindi di garantire margini più elevati lungo tutta la filiera. Dalla vigna al consumatore, la “Riserva” permetteva a tutti gli attori coinvolti, dai produttori ai distributori, di sfruttare una riconoscibilità immediata e di posizionare il Montepulciano d’Abruzzo tra i prodotti di fascia alta. Con l’eliminazione di questa menzione, il rischio è che il nostro vino venga percepito come più anonimo e meno distintivo, minando così le opportunità di vendita nei mercati internazionali, dove l’Italia è da sempre vista come una terra di grande tradizione vinicola.

Il termine “Riserva” era molto più di una dicitura tecnica: era il segno tangibile della qualità superiore, della cura meticolosa, della scelta di attendere che il vino raggiungesse il giusto equilibrio prima di essere messo in commercio. In un mercato sempre più affollato, con centinaia di denominazioni e prodotti simili, la categoria “Riserva” aveva una forte valenza strategica, perché rappresentava un elemento distintivo riconosciuto dai consumatori, nazionali, europei e internazionali. La sua eliminazione ha tolto al Montepulciano d’Abruzzo un’arma potente per differenziarsi e, al contempo, ha indebolito la sua identità. Non è solo un problema commerciale: è un danno alla nostra storia, alla nostra tradizione vinicola, e a quella qualità che ci ha sempre contraddistinto.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la reputazione del Montepulciano d’Abruzzo. L’assenza della menzione “Riserva” ha indebolito la posizione del nostro vino sul mercato, limitando la possibilità di inserirlo in una fascia di alta gamma. La qualità e la longevità sono sempre state caratteristiche distintive della nostra produzione e questa rimozione ci ha allontanato dal gruppo delle denominazioni italiane più prestigiose che, giustamente, vantano una struttura qualitativa ben definita e riconoscibile. Non è un caso che molte delle più grandi denominazioni italiane hanno la categoria “Riserva”: essa è il simbolo della capacità di invecchiamento del vino, della sua complessità e della sua eleganza. In questo contesto, la decisione di eliminarla ha fatto perdere al Montepulciano d’Abruzzo un’importante possibilità di posizionamento a livello globale.

Alla luce di queste considerazioni, è evidente che la soppressione della qualifica “Riserva” meriti un riesame approfondito. È fondamentale che il Consorzio del Montepulciano d’Abruzzo agisca tempestivamente, attivando un tavolo di lavoro che coinvolga tutti gli attori della filiera: produttori, enologi, distributori e istituzioni. Solo attraverso un confronto aperto e collaborativo si potranno analizzare i veri impatti della rimozione e definire le possibili soluzioni.

È urgente avviare un tavolo tecnico che includa tutti i soggetti interessati, al fine di monitorare gli effetti sul mercato e raccogliere dati concreti sulle vendite e sulla percezione del consumatore. Solo con numeri alla mano si potranno fare valutazioni oggettive. Poi, una revisione del disciplinare di produzione potrebbe e dovrebbe contemplare la reintroduzione della categoria “Riserva”. Non si tratta di tornare indietro nel passato, ma di riconoscere il valore di una tradizione che ha sempre garantito qualità e competitività. La “Riserva” è un marchio di qualità, e il suo ritorno sarebbe un passo fondamentale per elevare ulteriormente il livello del nostro vino. Infine, è necessario sviluppare una strategia di comunicazione che metta in luce il valore identitario e storico del Montepulciano d’Abruzzo Riserva, tanto sui mercati nazionali quanto su quelli internazionali. Non possiamo permetterci di diluire la nostra identità in un mare di etichette anonime. La qualità del nostro vino merita di essere raccontata con forza e passione.

In conclusione, la decisione di eliminare la qualifica “Riserva” dal disciplinare del Montepulciano d’Abruzzo ha avuto e continua ad avere effetti negativi che rischiano di compromettere la competitività e la reputazione di uno dei vini più rappresentativi della nostra terra. È tempo di fare un passo indietro e di riavviare il dialogo per ripristinare questa storica categoria, preservando così la qualità, la tradizione e il futuro del Montepulciano d’Abruzzo.

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