«Non siamo razzisti, ma abbiamo paura»

I residenti: molti immigrati non hanno un lavoro e spacciano. Situazione esplosiva, va dichiarato lo stato di emergenza

LUCO DEI MARSI. Luco dei Marsi fu la culla dei socialismo nella Marsica. Qui nacquero la prima Società operaia di mutuo soccorso e la prima sezione del Partito socialista. È una cittadina dunque che ha fatto della solidarietà e della lotta per la libertà e il riscatto degli oppressi la propria bandiera. La condizione di quei disperati fuggiti dall'Africa e che per pochi euro al giorno si spezzano la schiena nel Fucino non è poi tanto diversa da quella dei braccianti luchesi sfruttati da Torlonia. «Non abbiamo dimenticato le nostre radici», afferma Giovanna Venditti, insegnante, «e non vogliamo passare per un paese razzista».

«Luco dei Marsi», le fa eco Pasquale Colangelo, pensionato, «è stata sempre una città accogliente e tollerante. E questo ha aiutato gli immigrati a integrarsi. Lavorano regolarmente e alcuni hanno avviato anche un'attività commerciale».

«Sono arrivato qui nel 1993», conferma Ismail Salimi, 42 anni, macedone, con due figli, «e ho trovato un paese ospitale, che mi ha aiutato a trovare lavoro. Da qualche tempo però la situazione è cambiata. La sera ho paura di uscire di casa».

Che cosa è accaduto? Da circa due anni l''afflusso di immigrati, soprattutto magrebini, è cresciuto in modo esponenziale, creando problemi di ordine pubblico. «Molti extracomunitari», interviene Mario Colangelo, 35 anni, dipendente della Telespazio, «sono clandestini. Non trovando lavoro e non potendo tornare nel loro Paese, per vivere, si mettono a spacciare. Ciò ha finito con l'alimentare un clima di forte tensione, sfociato spesso in episodi di violenza».

E qualcuno potrebbe anche essere tentato di organizzare spedizioni punitive?

«Simili tentativi vanno stroncati», riprende Colangelo, «Luco non può delegare la difesa della legalità e della convivenza civile ai "giustizieri della notte". Per questo ci sono le istituzioni».

Già, ma cosa si chiede alle istituzioni? Sette mesi fa ci sono state le amministrative. La lista di centrodestra, capeggiata da Domenico Palma, del tema della legalità e della sicurezza ha fatto il proprio cavallo di battaglia. E vinto le elezioni. Per la prima volta dal dopoguerra la sinistra è stata mandata all'opposizione.

«Ci si aspettava molto da questa amministrazione», interviene Antonio Amadoro, titolare di un'edicola, «ma la situazione non è cambiata. Anzi per certi aspetti è peggiorata. La sera a Luco è come se ci fosse il coprifuoco. La gente si barrica in casa. Ha paura di uscire».

«Mi chiedo», lo interrompe un agricoltore, Giovanni Paris, «"cosa aspetta ancora il Comune a dichiarare lo stato di emergenza? La situazione è già esplosiva e potrebbe degenerare da un momento all'altro».

«Diciamo la verità», riprende Amadoro, «finora su questi poveri cristi, che la fame costringe a fuggire dal loro Paese, ci abbiamo lucrato. Ci fanno comodo quando ci danno i soldi per l'affitto e li facciamo lavorare in nero nel Fucino. Si vuole eliminare la piaga dello spaccio della droga? E' semplice. Basterebbe eseguire dei controlli a tappeto nelle case affittate agli immigrati regolari, che ospitano connazionali clandestini, e nei campi del Fucino, punendo gli imprenditori agricoli che impiegano illegalmente gli extracomunitari. In pochi giorni non si vedrebbero più clandestini spacciare per le strade e i vicoli di Luco dei Marsi e i cittadini potrebbero riappropriarsi del proprio paese. Ma c'è la volontà di fare tutto questo? A me non sembra».

La lotta alla speculazione sulla pelle degli immigrati, però, non basta. Servono iniziative per aiutare gli extracomunitari che rispettano le leggi. E su questo fronte le istituzioni finora hanno fatto ben poco. Ad eccezione della scuola, che l'anno scorso, in collaborazione con la Asl e la prefettura, ha organizzato dei corsi per favorire l'integrazione dei bambini extracomunitari. «Abbiamo anche coinvolto i genitori», sottolinea la professoressa Venditti, «e risultati sono stati eccellenti. È su questa strada che dobbiamo muoverci, se vogliamo che Luco continui a essere la cittadina della tolleranza e dell'accoglienza».

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