Pagano (FI): sì al premierato Garantisce stabilità e rispetta in pieno il volere dei cittadini 

Parla il presidente della commissione Affari costituzionali e deputato forzista «Il premio di maggioranza? Sarà stabilito con la nuova legge elettorale»

Fin dal nostro insediamento abbiamo avuto l’obiettivo di lavorare per una Legislatura costituente, mettendo al centro dell’azione parlamentare un percorso di riforme istituzionali. Una sfida che avverto con grande senso di responsabilità, dato che ho l'onore di presiedere una delle Commissioni parlamentari più prestigiose, protagonista di questa importante fase politica del Paese: la I Commissione Affari Costituzionali.
L'avvio dell'iter della riforma costituzionale per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, dopo la firma del Presidente Mattarella che ne ha autorizzato la trasmissione alle Camere, costituisce un atto di rispetto nei confronti delle istanze espresse dai cittadini e, allo stesso tempo, un’assunzione di responsabilità della politica per rafforzare la nostra democrazia.
Credo da sempre che il sistema attuale non possa assicurare adeguata stabilità ai Governi e dare la giusta autorevolezza al Presidente del Consiglio, sia sul piano nazionale che sul palcoscenico internazionale. Ecco perché, a mio avviso, il premierato risponde a tre ordini di problemi: garantisce governabilità e stabilità agli esecutivi, ridà forza e autorevolezza al premier e restituisce valore al voto dei cittadini. Di certo la forza di un premier scelto dagli elettori, non da logiche di Palazzo, rimette al centro della politica italiana la leadership e finalmente i programmi. Con il Premierato si rafforza il legame tra Governo e cittadini, che sono chiamati a scegliere direttamente chi dovrà guidare il Paese e si liberano gli Esecutivi dai condizionamenti di singoli o di esigui gruppi parlamentari. Proprio il Parlamento dovrà discutere e apportare migliorie al testo proposto dal Governo. Dovranno dire la loro anche le opposizioni: le regole del gioco sarebbe bene scriverle insieme. Assicuro sin da ora il mio impegno affinché tutti possano esprimersi e apportare eventuali modifiche.
Vanno tuttavia fatte alcune precisazioni per evitare che si diffondano informazioni distorte. Si è parlato di un affievolimento dei poteri del Presidente della Repubblica, ma questo non risponde alla realtà dei fatti: già oggi il Presidente della Repubblica non ha poteri discrezionali in merito alla nomina del Presidente del Consiglio, che è indicato dalla coalizione risultata vincitrice alle elezioni. Per ciò che riguarda la nomina dei ministri, poi, il Capo dello Stato conserva appieno la sua facoltà di nomina su indicazione del premier. Si può quindi affermare che, sul piano del ruolo svolto dal Quirinale, la riforma fotografa l’ordinamento vigente.
Andrà invece aperta una discussione seria sulla legge elettorale che è assolutamente necessaria e andava approvata da tempo. Il disegno di legge di riforma, per la prima volta, introduce in Costituzione un premio di maggioranza al partito o coalizione che ottenga il maggior numero di voti validamente espressi. Come verrà declinato il premio lo deciderà la legge elettorale. La previsione non esclude nessuna strada: è possibile immaginare una legge elettorale di tipo proporzionale, maggioritario, con o senza ballottaggio.
Ciò che conta è la previsione di un sistema capace di garantire una coalizione forte che sia in grado di governare senza continue fibrillazioni. Con la nostra riforma costituzionale avremo governi più stabili, guidati da premier indicati dai cittadini per portare avanti i programmi che servono al Paese. Lasceremo alle spalle le stagioni degli esecutivi tecnici, dei continui cambi di maggioranza e dei giochi di potere per inaugurare una nuova fase politica e dare all’Italia, finalmente, un sistema democratico più forte, moderno e maturo.
*(presidente Commissione
affari costituzionalie e
deputato di Forza Italia)
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