Penne, la Brioni è senza pace: dopo i tagli la grana stilista

Finita l’era Mullane, la casa sartoriale di Penne si era affidata a O’Shea Ma anche l’australiano ha mollato e ora l’ad Flore ritorna al classico

PENNE. Da Francesco Pesci a Gianluca Flore, da Brendan Mullane a Justin O’Shea. Sono questi i principali manager, nei ruoli di amministratore delegato e direttore creativo, che negli ultimi anni si sono alternati in Brioni. Tutti alla ricerca di riposizionare il marchio ai massimi livelli del mercato del lusso maschile. O'Shea, barba cool e tatuaggi, ex direttore di Mytheresa, arrivato in Brioni lo scorso 1 aprile, ha visto interrompersi il suo rapporto dopo meno di 7 mesi. Le sue scelte stilistiche non hanno avuto i risultati sperati sul mercato e la linea autunno-inverno 2017, che non sfilerà nemmeno sulle passerelle, sarà solo proposta ai buyer nello showroom di Milano.

L’ad Flore ha fatto sapere che la strategia resta quella di «continuare a lavorare per rimanere ai vertici del mercato del lusso maschile». Nei suoi mesi trascorsi in Brioni, oltre alla scelta di puntare sulla band metal rock dei Metallica come testimonial, O’Shea si ricorda per la sfilata di luglio scorso a Parigi, “Paris One”, per il ritorno alla simbologia gotica nel logo Brioni, così come agli inizi della fondazione della casa sartoriale, e per le nuove modalità di vendita decise per il dopo sfilata: un see now-buy now, vale a dire una vendita dei capi su appuntamenti privati il giorno seguente al défilé e subito disponibili nei flagship store del brand e sul sito Brioni.

Prima di O’Shea, a gestire il reparto creativo Brioni è stato Brandan Mullane (ex Hermès, Louis Vuitton, Burberry, Givenchy e Alexander McQueen). Dal 2011 al febbraio scorso è stato proprio il designer inglese il primo direttore creativo della storia di Brioni. Prima di lui mai la casa sartoriale pennese aveva scelto creativi esterni da affiancare alla squadra interna degli stilisti. Per i due creativi esterni la difficoltà più grande è stata riaccendere, attraverso idee nuove, a volte stravaganti, alcuni mercati esteri. Nel ruolo di ad, gli ultimi due ad avvicendarsi sono stati Francesco Pesci e Gianluca Flore. Pesci ha trascorso 17 anni in Brioni. Partito da assistente al direttore vendite, nel 1997 ha assunto la responsabilità commerciale del marchio per i mercati di Asia, Oceania e Medio Oriente. Nel 2002, si è trasferito a Milano per occuparsi della showroom uomo, ma due anni dopo ha deciso di lasciare Brioni per Damiani International. Nel 2007 ha fatto ritorno in Brioni come direttore commerciale mondo e dal 2010 è diventato Ad. Come Ceo ha vissuto forse i momenti più difficili dell’azienda vestina: dalla chiusura della linea donna nello stabilimento di Congiunti, nel settembre del 2011, al passaggio nelle mani del colosso francese del lusso, prima Ppr oggi Kering, nel novembre dello stesso anno. Operazioni necessarie ma niente affatto indolori per la storica sartoria pennese e per tanti lavoratori. Dopo Pesci, dal novembre 2014, il gruppo Kering si è affidato a Gianluca Flore, proveniente da Bottega Veneta. Da qualche anno il netto calo nelle vendite ha costretto la proprietà Brioni ad avviare una rimodulazione per ritrovare l’equilibrio perso tra commesse e produzione. Il tutto si è tradotto con riduzioni di orario per i dipendenti e con l'uscita di molti lavoratori. In base al piano industriale presentato la scorsa primavera dall’ad Flore nella sede del ministero dello Sviluppo, a Roma, la Brioni nel 2018 dovrebbe avere una crescita nelle vendite, da 31 mila a 38 mila capi l'anno, soprattutto puntando sul rilancio dell'abito formale: il blu su blu che in passato ha vestito i più importanti capi di Stato del Mondo.