Più bambini grazie alle donne migranti

Meno nascite in Italia: Abruzzo e Molise sono tra le poche regioni in controtendenza

PESCARA. La popolazione abruzzese cresce con l'apporto dei migranti e, solo grazie a essi, registra un tasso di natalità più vivace rispetto al resto dell'Italia. Un Abruzzo in controtendenza emerge dal Rapporto 2010 dell'Istat sugli andamenti demografici. Ed è la fotografia di una regione che invecchia, come accade nel resto del Paese, che segnala un calo del tasso di fecondità delle donne e dove la vita media compie piccoli passi avanti. La dinamica migratoria è determinante sul totale della popolazione: i cittadini stranieri residenti in Italia, oltre 4 milioni e mezzo, sono infatti in costante aumento, e costituiscono il 7,5 per cento del totale.

In Abruzzo, i cittadini registrati all'anagrafe del primo gennaio 2011 risultavano un milione 341mila, di cui un milione 261mila italiani e 80mila stranieri.
Nelle regioni del Nord risiede il 44,5% della popolazione italiana e il 61,2% della popolazione straniera, di cui il 23,2% nella sola Lombardia. Viceversa, nelle regioni del Mezzogiorno risiede il 36,2 per cento della popolazione italiana e appena il 13,5 per cento di quella straniera.

NATALITA'.
Così, mentre su scala nazionale nascono sempre meno bambini (557 mila nel 2010, 12.200 in meno rispetto all'anno precedente, -2,1%) in Abruzzo, l'Istat segnala un incremento dell'1,5 per cento. E l'Abruzzo è tra le poche regioni italiane a indicare un dato diverso, assieme a Molise (+2,3%), Provincia autonoma di Bolzano (+0,6 per cento) e Lazio (+0,1%). Per avere un numero di nascite inferiore a quello del 2010 occorre tornare al 2005, quando furono 554 mila.

CALA LA FECONDITA'.
Dati in flessione per la fecondità delle donne: il numero medio di figli è di 1,4, mentre nel 2009 era 1,41 e nel 2008 1,42. In considerazione della progressiva uscita di scena da parte delle generazioni baby boomers, per quel che riguarda l'età del ciclo riproduttivo, sembra essersi conclusa per le italiane, osserva l'Istat, la fase di recupero cui si era assistito per ampia parte dello scorso decennio. Dalle madri italiane si è avuto un calo di oltre 13mila nascite passate nel giro di un anno da 1,33 a 1,29 figli per donna.
Il contributo delle straniere si fa sempre più importante (mediamente, 2,13 figli): nel 2010, oltre 104 mila nascite (18,8% del totale) sono attribuibili a madri straniere (erano 35mila nel 2000, pari al 6,4%, e 103mila nel 2009, 18,1%), di cui il 4,8% con partner italiano e il restante 14 per cento con partner straniero.

MORTALITA'.
La stima relativa sui decessi sfiora le 587mila unità in Italia. Guardando alla serie storica dal secondo dopoguerra a oggi, si tratta del livello di mortalità più alto dopo quello avuto nel 2009 (592mila), il che conferma quanto da tempo è ormai noto: in una popolazione profondamente interessata dal processo di invecchiamento, aumenta il numero di individui ai quali, anno dopo anno, è permesso di raggiungere le fasi estreme dell'esistenza e aumenta in termini assoluti il numero dei decessi. La riduzione della mortalità nel 2010 rispetto all'anno precedente si concentra a gennaio, mese durante il quale si rilevano circa 7mila decessi in meno rispetto allo stesso mese del 2009.

ETA' DELLA POPOLAZIONE.
La presenza degli immigrati riequilibra parzialmente la struttura per età della popolazione. Gli stranieri residenti hanno infatti un'età media di soli 31,8 anni e, di essi, il 22% ha fino a 17 anni, il 68,5% meno di 40. Nelle regioni del Nord, gli stranieri hanno un profilo per età ancora più giovane: età media di 31,1 anni, con una percentuale di minori pari al 23,5%.

SPERANZA DI VITA.
La minore mortalità rispetto all'anno precedente accresce la speranza di vita. Gli uomini raggiungono in Abruzzo-Molise il livello di 79 anni (79,1 media italiana, +0,3 rispetto al 2009), le donne quello di 84,6 (84,3 anni in Italia +0,2). Prosegue, dunque, il processo di riavvicinamento degli uomini alle donne per quel che interessa le condizioni di sopravvivenza. La differenza di genere, che raggiunse il massimo di 6,9 anni nel 1979, risulterebbe oggi ridotta a soli 5,2 anni. La stima delle persone ultracentenarie si è addirittura triplicata in Italia, dal 2001 al 2011, da circa 5mila 400 individui a oltre 16mila. Come conseguenza dell'aumento della popolazione anziana, l'età media della popolazione continua a crescere: da 41,7 anni nel 2001 a 43,5 nel 2011.

SALDO MIGRATORIO.
Con meno nascite e un alto numero di decessi, la crescita demografica è da attribuire, ancora una volta, alla dinamica migratoria. Nel 2010, la stima del saldo migratorio è pari a 291mila unità in più dall'inizio dell'anno, per un tasso migratorio pari al 4,8 per mille, in calo rispetto al 2009, anno in cui il saldo migratorio risultò pari a +318 mila unità (con un tasso del 5,3 per mille). In Abruzzo, il saldo è di 3,7 per mille. Il 44% dei neo-cittadini stranieri sono maschi contro il 56% di donne. La destinazione prevalente è nelle regioni del Nord (57%), con la sola Lombardia che ne assorbe il 22%. Le regioni del Centro costituiscono invece il 25 per cento delle presenze mentre solo il 18% dei neo-cittadini stranieri elegge le regioni del Mezzogiorno quale propria residenza e, tra queste, soprattutto la Campania (5%).
La comunità straniera più rappresentata, circa in milione, è quella rumena. Seguono albanesi (491mila) e marocchini (457 mila). Tra i Paesi asiatici, la prima comunità è quella cinese con 201mila presenze. (cr.re.)

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