«Piccoli ospedali, sbagliato chiuderli»

Verì: fermiamo i ricoveri inutili ampliando pronto soccorso e centri di prenotazioni.

PESCARA. «Il commissario di governo, Redigolo è molto bravo nel riorganizzare in modo numerico la sanità ma bisogna salvare la territorialità e gli ospedali. Non possiamo cancellare le strutture ospedaliere». Nicoletta Verì, presidente della Commissione regionale sanità contesta il piano di tagli del Commissario, Gino Redigolo. Secondo Redigolo in Abruzzo 10 ospedali bastano e avanzano, rispetto agli attuali 35, (22 pubblici e 13 privati). Il piano del Commissario parte dai ricoveri ospedalieri che si fanno in Abruzzo. La percentuale è di 240 ricoveri per mille abitanti, contro una media nazionale di 160 per mille abitanti. Per il Commissario che segue il piano di rientro anti-deficit, una percentuale di ricoveri è «impropria» aggravando i debiti della Regione che oggi viaggiano a oltre 150 milioni l’anno fuori il budget di spesa di 2 miliardi e 300 milioni di euro. «L’Abruzzo ha questo primato negativo», osserva Nicoletta Verì, «ma bisogna anche indagare sulle cause.

I dati dicono che l’inappropriatezza del ricoveri pesa sui bilanci, anzi sono la causa principale del deficit, ma alcune scelte non fanno che aggravare questa situazione. Ad esempio l’aver tagliato i fondi per le prestazioni di riabilitazioni per le persone diversamente abili ha prodotto altri ricoveri impropri. Quindi alcune volte, anche se con le migliori intenzioni, la riduzione di alcuni servizi ne fanno crescere altri». Per la presidente della commissione regionale prima di intraprendere scelte «bisogna conoscere le esigenze del territorio e non basarsi solo sui numeri», dice la Verì, «dalla conoscenza delle necessità e dei percorsi sanitari si delinea anche il modo per risparmiare e riorganizzare la sanità. Bisogna, ad esempio, dare più lavoro ai distretti riducendo il tempo permanenza in ospedale.

Per mia esperienza gli elementi fondamentali dai quali nasce il primo approccio a una buona sanità sono il lavoro del pronto soccorso e l’informatizzazione dei servizi. Molta gente si ricovera perchè non può attendere che per una risonanza o un controllo ci siano liste e tempi lunghi. Diciamo che per esperienza accade che talvolta si rischia di fare una fila di ore per poi sentirsi dire che la richiesta non va bene. Quindi se vogliamo dare servizi migliori ai cittadini e creare le condizioni di meno ricoveri bisogna puntare sulla medicina territoriale, sul pronto soccorso e informatizazione. Ho parlato con l’assessore Lanfranco Venturoni che mi ha assicurato che un cambio di rotta sarà attuato dal prossimo anno. Poi abbiamo la necessità di rivalutare le eccellenze che abbiamo, come ematologia a Pescara. In Abruzzo abbiamo diversi centri di eccellenza che significano ricerca e investimenti».

Altro capitolo dove la Verì non è in sintonia con l’inviato il commissario di Governo è quello dei soldi che spettano all’Abruzzo. Per la presidente della commissione regionale il ministero della salute deve rimodulare il piano di rientro dell’Abruzzo alla luce dei problemi connessi al terremoto. «Una revisione necessaria e sulla quale aveva insistito la Commissione regionale durante una audizione del Commissario Redigolo», racconta la Verì «facendo presente che la regione attraversa una delle fasi peggiori della sua storia. La risposta del governo sono stati 40 milioni, troppo pochi a nostro giudizio per far fronte all’intera emergenza. Nonostante le pressioni e gli appelli non abbiamo avuto nessuna possibilità di migliorare il piano di rientro».

Sulla rottamazione degli ospedali di Giulianova, Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano, come indicato dall’assessore Venturoni, la Verì si dichiara d’accordo ma prima «bisogna valutare i costi delle strutture e quali entrate ci saranno con gli edifici che saranno venduti». Infine sulle cliniche private. «Le Case di cura devono esistere e funzionare, se accreditate con la Regione sapendo che l’ente pubblico può e deve esercitare controlli», puntualizza la Verì, «alle cliniche deve essere assegnato un ruolo preciso, ossia non di sovrappposizione di ciò che già fanno gli ospedali, il privato deve entrare in sinergia dove il pubblico è carente e non creando inutili e dispendiosi doppioni».