Processi, un anno per una notifica

Sempre più udienze-lumaca, ma gli ufficiali giudiziari sono pochi. I funzionari ora in servizio sono 9 costretti a muoversi con mezzi propri e a lavorare fino alle otto di sera

PESCARA. Finiranno per diventare più preziose delle sentenze, visto quanto da esse dipende la sopravvivenza di inchieste e udienze preliminari. Nel buco nero delle «omesse notifiche», buccia di banana su cui sta scivolando la giustizia pescarese, sono finiti, direttamente o per il coinvolgimento di altri indagati, anche nomi come Luciano D'Alfonso ed Enzo Cantagallo, travolti dagli scandali ma rimasti in stand by per quell'atto giudiziario - obbligatorio per legge - che non arriva mai o arriva tardi. C'è persino chi non l'ha ricevuto per 14 mesi.

Eppure, fa il segretario generale in un Comune. Paradossi di una giustizia incartata nei suoi stessi meccanismi.

LE PRESCRIZIONI  L'eccezione diventata regola in tribunale sta provocando rinvii in serie dei procedimenti. Mortificando inchieste chiuse a tempi da record, deprimendo le parti civili che reclamano giustizia, costringendo a snervanti attese anche quegli imputati che vorrebbero chiarire al più presto la loro posizione senza imboccare vie alternative.

Sì, perché l'omessa notifica va spesso a braccetto con un alleato minaccioso e inesorabile: la prescrizione, che rischia di far estinguere i reati e di lasciare, nell'opinione pubblica, un dubbio su chi viene prosciolto solo perché la legge non ha fatto in tempo a emettere una sentenza.

TRIFUOGGI  «A Pescara, la media della consegna delle notifiche oscilla tra i 10 e i 14 mesi», ha detto il procuratore Nicola Trifuoggi che ha più volte segnalato il problema delle carenze di organico degli uffici al presidente del tribunale, al procuratore generale e al presidente della Corte d'appello.

Numeri impressionanti, ma dietro i quali si nasconde una realtà ancora più drammatica, quella degli ufficiali giudiziari, ai quali soli è demandata da qualche anno la notifica - prima affidata a due addetti della polizia giudiziaria - di tutti gli atti del tribunale penale e civile. Come dire, non solo le notifiche delle udienze a imputati e testimoni, ma anche pignoramenti, esecuzioni, sfratti, sequestri giudiziari, sequestri conservativi, riconsegne di minori e contraffazioni di brevetti industriali.

RITMI INFERNALI  Occorre allora risalire la catena e addentrarsi nel cuore di un lavoro, quello degli ufficiali giudiziari, che a Pescara è sottoposto a un carico senza precedenti. E dove i numeri tracciano i contorni di un'operatività e di un'efficienza ben diversa da quella che potrebbe sembrare limitandosi a osservare solo i processi rinviati. Perché le cifre raccontano una media di 10mila atti notificati ogni mese da ciascun ufficiale giudiziario.

Qualcuno di loro arriva anche a 15mila notifiche e mille esecuzioni al mese, ma con un ritmo infernale, lavorando anche di pomeriggio e fino al limite delle ore 20 previsto dalla legge per smaltire gli atti urgenti. Muovendosi con mezzi propri, anche se avrebbe diritto alla macchina di servizio che comunque non esiste. E affrontando il rischio di sviste, sempre dietro l'angolo e insidiose perché espongono un ufficiale giudiziario a procedimenti penali se sbaglia anche una sola data.

Come a dire che la relata del funzionario può sempre essere contestata. Precisi come un computer, abbagli azzerati: così li vuole la legge. Senza contare le possibili minacce e aggressioni.

L'ORGANICO  Ma torniamo ai numeri, che aiutano a inquadrare meglio un ufficio che lavora nell'ombra ma in realtà è il motore dell'intero palazzo di giustizia: in servizio attualmente al tribunale di Pescara sono 9 ufficiali giudiziari, tre in meno di quelli previsti dall'organico, per coprire il capoluogo e la cintura metropolitana, principalmente Montesilvano e Spoltore. Di fatto, però, sono sette quelli operativi sul campo, perché oltre al dirigente c'è un addetto che si occupa della posta, vale a dire quelle notifiche meno importanti come le comunicazioni di cancelleria. Con una funzionaria prossima alla maternità che copriva Montesilvano, gli "esterni" scenderanno a 6.

Si sono divisi le zone da coprire, ma se qualcuno si ammala l'area scoperta va a gravare sul carico degli altri colleghi. La collaborazione di alcuni avvocati, che nasce grazie al rapporto personale che si instaura con i funzionari, consente di effettuare le notifiche agli studi legali o direttamente in ufficio, ma è solo una piccola discesa lungo un percorso a ostacoli.

I QUATTRO COMPUTER  Perché le notifiche spesso non vengono portate a termine per l'assenza del destinatario, costringendo l'ufficiale giudiziario a effettuare il deposito al Comune e a inviare la raccomandata per far sì che l'atto si consideri notificato. Con ovvia perdita di tempo. Per non parlare delle esecuzioni: si sa quando cominciano, ma non quando finiscono. E' il caso dello sfratto: può durare da un quarto d'ora a tutta la giornata, e comprende anche l'inventario dell'immobile. Ma i numeri risicati e le mille mansioni non spiegano il perché di migliaia di notifiche arretrate da smaltire, che arrivano soprattutto dal penale.

Allora, dov'è che la macchina s'inceppa? Lo stop avviene davanti a quattro computer. Alla carenza d'organico degli ufficiali giudiziari si aggiunge quella, decisiva e fatale, delle coadiutrici, cioè delle segretarie. Quando la procura passa all'ufficio le notifiche da eseguire, queste devono essere registrate sui vari pc. Ogni tipo di atto ha il suo modello e come tale viene catalogato nell'elaboratore. Se la notifica non viene caricata sul computer, l'ufficiale giudiziario non può recapitare l'atto.

LE COADIUTRICI  Ed è qui che si blocca tutto. Attualmente, le coadiutrici in organico sono 4, ma due di loro sono impegnate ogni giorno con l'assistenza all'udienza, prevista nelle loro mansioni ma decisamente penalizzante per l'efficienza dell'ufficio perché le costringe a spostarsi nelle aule dalle 9 alle 14 - e spesso anche di pomeriggio - per chiamare i testimoni dei processi. I tentativi da parte dei dirigenti di esentare le coadiutrici da questo incarico non hanno avuto fortuna. Senza contare che una delle segretarie è stata applicata a un altro ufficio. La coperta è cortissima. Per sodddisfare tutte le esigenze, servirebbero almeno 6 segretarie.

Così, capita che l'ufficio resti sguarnito per intere mattinate e che le notifiche restino in giacenza, con un aggravio sull'arretrato. Migliaia di atti restano chiusi negli armadi in attesa di essere caricati sul pc per poi essere smistati agli ufficiali giudiziari. I quali, in base alla competenza della zona devono recarsi sul posto, lasciare la copia all'intimato, riportarsi dietro l'originale, farlo scaricare di nuovo sul computer per certificare che l'atto è stato eseguito e rispedire quindi l'originale stesso, tramite le coadiutrici, all'autorità richiedente. Il dirigente dell'ufficio ha scritto molte lettere al presidente del tribunale e alla Corte d'appello per sollecitare un aumento di personale. Ma al di là dei buoni propositi, anche quelle missive sono rimaste in giacenza. Come le notifiche.